Santa Messa 50o Anniversario Sacerdozio Don Vincenzo Carnevale,  Paola 1 Agosto 2020

15a Domenica Ordinaria, 13 Luglio 2025

Và e anche tu fà lo stesso
Domenica scorsa, siamo stati chiamati e inviati ad essere Missionari del Regno che è vicino, oggi, siamo chiamati a farci prossimi a  Dio, facendoci prossimi ad ognuno, senza distinzione o discriminazione!
Nella Parabola del Buon Samaritano, Gesù ci riporta subito in strada, sulla strada ai cui margini un uomo giace “mezzo morto”, spogliato dei suoi averi e ridotto in fin di vita da alcuni briganti. Un sacerdote, custode della Legge e gestore del culto nel tempio,  e un levita, che organizza e guida la liturgia nei suoi riti e canti, vedono, passano dall’altra parte e si guardano bene dal contaminarsi con il sangue che versa il morente. C’è anche un samaritano, uno in perenne ostilità e contrasto con i Giudei, quindi, si tratta di un eretico, un peccatore, una persona inadeguata e sbagliata con la quale non si vuole avere nulla a che fare! Ma, proprio e solo questi, gli passò accanto, lo vide (lo volle vedere!) ne ha compassione, gli si fa vicino, gli fascia le ferite, lo carica sul suo giumento, lo porta alla locanda e, in tutto, si prese cura i lui. La descrizione accurata contrasta con lo sbrigativo “passarono avanti” senza curarsene, riferito al sacerdote e al levita!
La compassione (splanchnìzesthai: “essere toccato fino alle viscere”) che ne ebbe, invece, il Samaritano, è interiore, viscerale e si traduce subito nella forma esteriore e concreta, descritta nei suoi particolari e momenti progressivi. Con il coinvolgimento totale di tutta la persona (anima, cuore, mente, tutte le sue forze) questi, infatti, adempie il comandamento unico e indivisibile della Legge. Solo questo, considerato pagano e  peccatore, “si fa prossimo”, con tutto il cuore e la mente e l’anima e tutte le sue forze, adempiendo, così, la Legge, che il  dottore conosce, ma non la vive!
La Parola di Dio, in questa Domenica, attraverso le tre Letture, ci introduce e ci porta al cuore del Vangelo, al Comandamento dell’amore di Dio e del prossimo e ci insegna l’unica via per amare Dio: farsi prossimo di tutti, come il Padre, pietoso e misericordioso, in Gesù Cristo, Suo Figlio, si è fatto prossimo di ciascuno di noi. Questa Parola - ci rivela la prima Lettura - non è troppo lontano da noi, tanto da sembrarci impossibile e irrealizzabile, tanto da scoraggiarci, ma, è molto vicino a noi, anzi, Dio l’ha posta nel nostro cuore e, con la Sua grazia, ci rende idonei e capaci di metterla in pratica e di viverla con fedeltà e coerenza. La Seconda Lettura, rivela che questa Parola di Dio è Cristo, per mezzo del quale e in vista del quale tutte le cose sono state fatte e create. Cristo, Immagine del Dio invisibile, il “Pleroma”, “l’assoluta Pienezza” di tutto, il Capo del corpo, della Chiesa, l’Alfa e l’Omega, il Principio e il fine dell’Opera della creazione e dell’Opera, ancor più gloriosa, della Redenzione.“
Va’ e, anche tu, fa’ così”! Fatti vicino ad ogni uomo, che incappa nel male e ne rimane tramortito! Stagli vicino, cura le ferite con la medicina della misericordia divina e la tua compassione! Curalo e fatti curare dall’amore che doni. Fatti per lui albergo e albergatore: prenditi cura di lui e spenditi tutto per lui, senza annotare le spese e senza presentare alcun conto: Ti è stato, infatti, tutto pagato in anticipo, e anche di più, dal divino e misericordioso Viandante che te lo ha portato, te le lo ha affidato e che è presente nella Sua assenza, proprio in colui di cui ti stai prendendo cura, come Lui si è preso e si prende cura di te!
Anche Noi
dobbiamo agire non come quel sacerdote e quel levita, i quali, vedono quel moribondo ai margine della loro strada, e passarono oltre, ma, come quel Samaritano, in viaggio d’affari, il quale di lu subito “ebbe compassione” a lui si avvicina, su lui si china, lo raccoglie, disinfetta e fascia le sue ferite, lo carica sulla sua cavalcatura, lo porta nell’albergo e “si prese cura di lui”. Dobbiamo educare il nostro cuore ad essere capace di quella stessa misericordia che ha mosso il Padre a donarci il Suo Figlio Unigenito, a vivere e a donare la tenera compassione che il Figlio ha testimoniato, il Quale, “nella sua vita mortale passò beneficando e sanando tutti coloro che erano prigionieri del male. Ancor oggi, come buon Samaritano, viene accanto ad ogni uomo piagato nel corpo e nello spirito e versa sulle sue ferite l’olio della consolazione e il vino della speranza” (Prefazio Comune VIII: Gesù Buon Samaritano).
Farsi prossimo è farsi vicino, avere compassione e prendersi cura del fratello che è nel bisogno, eseguendo e vivendo questa filiale preghiera liturgica: “Padre misericordioso, che nel comandamento dell’amore hai portato a compimento la legge e i profeti, donaci un cuore capace di misericordia affinché, a immagine del tuo Figlio, ci prendiamo cura dei fratelli che sono nel bisogno e nella sofferenza” (Colletta alternativa).
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Ultimo aggiornamento: 12/07/2025 - 11:08

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