Santa Messa 50o Anniversario Sacerdozio Don Vincenzo Carnevale,  Paola 1 Agosto 2020

3a Domenica di Pasqua, 4 Maggio 2025

Figlioli, non avete nulla da mangiare?
Gesù si avvicinò, prese il pane e lo diede loro e così pure il pesce
È la terza volta che Gesù “si manifestava ai discepoli, dopo essere risorto dai morti”, e per tre volte (pari al suo precedente triplice rinnegamento!) il Risorto chiede a Pietro se ha tanto amore e tanta fiducia in Chi sta per conferirgli la Missione di servire, guidare e custodire il Suo gregge. Gesù per due volte chiede di essere amato da Pietro, come Egli ha amato! Pietro lo sa che, mai, potrà amarLo come Egli ama, perciò, si limita a garantire, come risposta al Suo infinito amore, solo il suo “bene”: lo sai che ti voglio bene! E, allora, Gesù, conclude la Sua richiesta, scendendo e venendo incontro alle umane possibilità di Pietro, chiedendogli: lo so che non puoi amarmi come Io ti amo (agapào), ma almeno, “mi vuoi bene” (filéo), come un amico sincero e fedele, senza riserve e senza condizioni? “Tu sai tutto e sai quanto  ti voglio bene”, risponde Pietro, liberandosi da ogni sconcerto e tristezza, che gli aveva procurato l’insistenza del Signore, che lo incalza allo scopo di fargli comprendere quanto gli sta per affidare: il ministero di “pascere i Suoi agnelli e le Sue pecore” che esige un grande amore sia per il Signore, sia per il Suo gregge! Pietro, nei suoi limiti umani, dovrà avere un amore fedele per il Pastore dei pastori, che fonderà il suo ministero di pascere le Sue pecore, i Suoi agnellini. La triplice confessione d’amore di Simone, permette al Risorto di rivelargli il prezzo che dovrà pagare e lo ri-invita a seguirLo, fino all’offerta della sua vita. L’amore che Gesù chiede a Pietro e a tutti Noi, è la nostra piccola e povera risposta al Suo infinito amore. Egli ci ha amato nei fatti e non solo nelle parole! L’amore, l’amicizia, la comunione, l’intimità, dunque, che Gesù chiede ai Suoi è conseguenza e risposta al Suo amore crocifisso e risorto. In una parola, Gesù chiede a Pietro: Hai abbastanza amore per Me, da accogliere la Missione che voglio affidarti? Hai tanto amore da amare e servire i fratelli come Io li ho amati e serviti? Lo sai che per seguirmi devi rinunciare, ogni giorno, a te stesso, devi abbracciare la croce? Sei disposto a morire, anche tu per amore? Te la senti e sei pronto ad amare senza condizioni e a servire tutti e sempre con perseveranza e dedizione massima? Mi sei davvero amico? Simone, solo se mi ami, puoi pascere i miei agnelli! Solo se mi vuoi bene, potrai pascere le mie pecore! Solo se rispondi al mio amore e se sei sempre unito vitalmente a Me, riuscirai a guidare, a pascere e a custodire il Mio gregge! Infine, è bene sapere che quello che Gesù dice e chiede a Pietro, lo sta dicendo e chiedendo a ciascuno di noi! Una risposta sincera e vera, da parte mia, c’è? È al Risorto, che continua ad apparire per manifestarsi e farsi riconoscere, che riempie le nostre reti vuote, che chiede da mangiare a noi e, in realtà, ha già preparato il pasto per noi e ce lo serve personalmente; che ci interroga sulla qualità e verità del nostro amore, sull’intensità e consistenza della nostra amicizia nei suoi confronti, dobbiamo dare la nostra risposta e corrispondenza di amore! Posso io dire a Gesù, in piena onestà e sincerità: tu lo sai che ti voglio bene?

È il Signore!”
Come alla tomba vuota, è Giovanni, che riconosce il Signore per primo. Pietro lo raggiunge a nuoto, solo dopo aver udito il grido di fede di “quel discepolo che Gesù amava”, perché  si è lasciato amare di più degli altri: “È il Signore”! Dunque, riconosce per primo il Signore, chi ama di più! L’altra riflessione riguarda il gruppo degli Apostoli: non sono presenti tutti! Sono soltanto sette, dei quali due anonimi! Non ci sono tutti, ma il Regno non può aspettare! Che si ricominci, allora, con chi è presente! Si ricomincia dal loro ritorno al mestiere antico: cercatori di pesci, dopo che erano stati chiamati ad essere pescatori di uomini! Vanno a pescare e tornano con le reti vuote e il cuore deluso. Senza Gesù, non si prende niente, anche se si è esperti di pesca, si fatica tanto, ma inutilmente! La richiesta dello ‘sconosciuto’, che li attendeva a riva, (figlioli, niente da mangiare?) è misteriosa e il Suo comando fermo e deciso (gettate la rete), sono parole che preparano l’incontro, aprono al dialogo, indirizzano al riconoscimento, provocano l’atto di fede e la risposta all’amore.Li aveva interrogati Gesù, chiamandoli “Figlioli” e chiedendo loro: “avete qualcosa da mangiare?”, per sollecitarli a una risposta di fede; chiede loro “qualcosa” il Risorto, perché vuole donare loro “tutto”: Egli quando chiede sempre qualcosa di nostro per non farci sentire esclusi dalla Sua opera di salvezza! Ci vuole Suoi collaboratori e non solo destinatari inetti e inattivi!
Perché i discepoli
al mare di Tiberiade, sono solo sei, più un altro di nome Natanaele? E gli altri dove sono?  Perché, questi, erano tornati a fare il loro mestiere antico di pescatori, se avevano ricevuto lo Spirito per una missione più grande? Probabilmente, Giovanni vuole dirci che per corrispondere a tanta fiducia del Risorto nei loro confronti, è necessaria una sempre più intima comunione con Lui e più fede e più amore, che ancora non avevano raggiunto. A questo fine, infatti, mirano le parole e le azioni del Risorto nei loro confronti, sulla riva del lago, dov’era cominciata la loro avventura con Lui. E perché non si sono accorti subito che quello “sconosciuto” è Gesù Risorto? Uno sconosciuto può chiamarli “Figlioli”? Come possono eseguire il comando di uno sconosciuto: “Gettate la rete dall’altra parte”? Questa volta, senza chiedere altre spiegazioni, eseguono e riempiono tutta la rete “di una grande quantità di pesci”. È, allora, che Giovanni, il discepolo che si è lasciato amare più degli altri da Gesù,  per primo vede il segno, crede e grida a Pietro e a tutti noi:
È il Signore!"

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Ultimo aggiornamento 03/05/2025 - 10:18

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