6a Domenica Ordinaria, 16.02.2014
Ma io vi dico!

Il problema non è la legge, ma è nel cuore!

La pienezza della Legge è nella maggiore giustizia, fondata sulla nuova relazione con Dio, sulla sapienza della Croce e testimoniata dall’amore fraterno. Novità assoluta del Vangelo, rispetto alla Legge antica, è il cuore dell’uomo che deve convertirsi alla relazione nuova (‘giustizia’) con Dio, che non può scaturire dalle pratiche meticolose ed esteriori, ma è fondata e motivata dall’amore. Gesù, in una parola, ci chiede “una giustizia più grande” fondata nella filiale nostra relazione con Dio e nel nostro rapporto fraterno e amorevole con gli altri. Dio dona la Sua Legge all’uomo, il quale, di fronte ad Essa, resta libero di scegliersi una vita o una morte (prima Lettura). Gesù ci offre la grazia di una “maggiore giustizia”, cioè, la piena relazione con Dio, che si realizza instaurando più giusti e più fraterni rapporti con gli altri. Gesù chiede ai Suoi discepoli “più” rispetto della vita, del matrimonio, della verità, delle relazioni umane, degli altri e, perciò, più timore di Dio (Vangelo). La Sapienza che, nel primo Testamento, è la Legge, nel Vangelo risiede e scaturisce dalla Croce di Cristo. Vera ed autentica ‘piena sapienza’ è quella di leggere e comprendere, guidati dallo Spirito Santo, che ne conserva l’iniziativa, la nostra vita alla luce del Crocifisso Risorto (seconda Lettura). Gesù vuole sradicare in noi qualsiasi pretesa o convinzione che ci salviamo da noi stessi, solo perché osserviamo meticolosamente le prescrizioni della Legge, seguiamo i precetti ecclesiastici e compiamo solo esteriormente i riti e le devozioni! È il Crocifisso Risorto che ci riscatta e ci salva, se noi glielo permettiamo, rispondendo al dono del Vangelo della conversione al Suo amore. La pienezza della Legge è Gesù, perché Egli è la Parola definitiva del Padre (Eb 1,1). Solo chi ama il fratello, adempie la Sua legge nuova, perché il “pieno compimento della Sua legge è l’amore” (Rm 13,8-10). Inoltre, artefice e protagonista del bene e del male è l’uomo! Egli, nella sua libertà, ne è l’autore responsabile. È infantile e vigliacco chiamare in causa sempre il diavolo e dargli la colpa, come Eva, accusata da Adamo! Con il suo peccato, l’uomo non solo si allontana da Dio, ma lacera se stesso, deturpa la sua identità e inquina la propria coscienza, e così perde le relazioni con gli altri e con il creato intero. Non dimentichiamo, poi, che il nostro cuore non è stato fatto per ‘il mistero dell’iniquità’, ma per ‘il mistero della redenzione’ e ricordiamoci che tutti noi siamo interdipendenti e solidali, sia quando facciamo il bene, sia quando scegliamo il male! Come, allora, fermare il male (egoismo, ingiustizie, guerre, omicidi, infanticidi, femminicidi…) che avanza e che sembra volerci inghiottire tutti definitivamente? Lasciare che la Parola di Gesù converta il nostro cuore al vero bene e la mente alla verità tutta intera! La radice di tutti i peccati, infatti, è nel cuore dell'uomo e nella sua libera volontà, anche se questo mio cuore è la sede della carità, principio delle opere buone e pure (CCC, 1853). Finiamola, allora, di dare la colpa al diavolo e riprendiamoci, da uomini veri, tutte le nostre responsabilità e lasciamoci convertire e guarire il cuore! Il peccato è generato da un cuore senza amore e, dunque, senza Dio. Il male, la vendetta, l’invidia, la gelosia, la violenza, l’ingiustizia, l’infedeltà, il furto, l’omicidio si annidano e si accovacciano nel cuore, accanto al bene, dentro il cuore dell’uomo! Il cuore, sede delle scelte e delle decisioni, malato di egoismo, di avidità, cupidigia ed edonismo insaziabile, deve essere assolutamente guarito e risanato da questa Parola di Gesù che converte, rinnova e ricrea. Se non accogliamo questo intervento divino, corriamo davvero serio pericolo di morte, perché il male (il peccato) genera male, l’odio genera odio, la morte genera morte.

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