4a Domenica di Avvento, 21.12.2014

  • Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola
    La Liturgia, oggi, è tutto un ‘fremito’ di profondissima gioia e di crescente attesa: ‘Stillate dall’alto, o cieli, la vostra rugiada, e, dalle nubi, scenda a noi il Giusto; si apra la terra e germogli il Salvatore!’ (Antifona Ingresso). ‘Concedi alla Tua chiesa la fecondità dello Spirito, perché sull’esempio di Maria, accolga il Verbo della vita e si rallegri come madre’ (seconda Colletta). Ci ha radunati perché la Sua Parola, come sempre, vuole rivelarci tutta la Sua sollecitudine e tutto il Suo amore fedele nel guidare ed accompagnare (Dio dell’esodo, della tenda, del cammino) la Sua creatura e, nello stesso tempo, dichiara come Egli non si lasci, però, imprigionare dentro gli spazi delle nostre ‘chiese’ e dei nostri ‘santuari’ e manipolare dalle nostre intenzioni deviate e devianti, affermando la Sua libertà ed esclusiva gratuità. È solo il Signore, infatti, e non l’uomo, a costruire la Sua ‘casa’, il luogo dove abitare: il cuore del Suo popolo, e non abiterà mai una casa costruita dall’uomo per i suoi interessi e i suoi fini egoistici ed egemoni! (prima Lettura). Per fortuna che il disegno di Dio non è costruito dall’uomo, misero nei suoi ideali, fragilissimo nei suoi progetti e inconsistente nei suoi mezzi! Il progetto di Dio, infatti, non scaturisce da pianificazioni umane, ma è dono gratuito del Suo amore che vuole ricapitolare tutto nel Suo Figlio, il Cristo, il ‘Mistero’ nascosto, ed ora rivelato (seconda Lettura). Il Vangelo, ci dimostra come la Promessa fatta, Dio la mantiene, e nella Sua fedeltà, la realizza nel Figlio attraverso Maria, la destinataria dell’agire di Dio tra gli uomini. Ella crede ed accoglie la Parola del Suo disegno di amore e di salvezza universale. L’accoglienza cosciente e libera della Parola, creduta e, perciò, voluta da Maria, la dispone a farsi serva del piano fedele e consapevole di Dio che introduce per mezzo di Lei la salvezza nel mondo. Davide, che si è ‘sistemato’, nel grande e maestoso ‘palazzo’, ora, si arroga il diritto di ‘sistemare’ e ‘costringere’ Dio ad abitare ‘quella’ casa ‘vicina’, rispondente ai suoi interessi, alle sue logiche e favorente i suoi programmi. Misero Davide, e con lui, quanti anche, oggi, la pensano e agiscono come lui! Dio è imprendibile e non si fa usare. Dove abitare, lo sceglie e lo decide il Suo disegno eterno! Il Suo tempio è il cuore, che Lo desidera, Lo accoglie e Lo fa regnare nell’amore! È lì dove l’uomo crede, ama e spera; è “dovunque” (v 9) la Sua creatura Lo cerca, Lo vuole incontrare! Davide vuole costruire ‘una’ casa al Signore per i suoi interessi, Maria si lascia costruire Nuova Arca dell’Alleanza e nel Suo grembo nasce la nuova ed eterna Alleanza perché ciascuno di noi sia una casa-dimora di Dio-Amore. Accogliendo e credendo la Sua Parola, lo Spirito Santo la edifica e ci edifica quale casa-grembo della Sua presenza di salvezza. Presenza di Dio è la Sua Parola, l’Eucaristia, Pane condiviso, che fa della comunità la vera e genuina ‘casa’ e ‘tempio’ della Sua presenza. Ma, in realtà, Noi, quando decidiamo di costruire un tempio – santuario – chiesa, desideriamo la Gloria di Dio o esaltare noi stessi, il nostro paese, pubblicizzare artisti, architetti, scultori, pittori, orafi…? Celebriamo Dio o cerchiamo, con ogni mezzo, di celebrare noi stessi? Magnifichiamo Dio o il prestigio e la gloria del passato e del presente del nostro ordine religioso, delle nostre confraternite e delle nostre parrocchie? In questo caso, commettiamo lo stesso errore di Davide, il quale, prima si costruisce il suo lussuoso ‘palazzo’ e, solo poi, decide di costruire ‘una casa’ a Dio, non per metterLo al primo posto nella sua vita e a fondamento del suo regno, ma per tentare, invano, di imprigionarLo e porLo a servizio della sua mania di grandezze, di potenza, di avere e di possedere! Così, non serviamo e riveliamo Dio, ma esaltiamo esageratamente noi stessi, non gli costruiamo ‘una casa’ per celebrare la Sua presenza e la Sua gloria, costruiamo noi stessi, celebriamo il nostro povero io e non il nostro Dio, ricco di amore e di misericordia. Questi, che vuole accompagnare l’uomo in ogni momento della sua giornata, si fa presente ovunque e non si lascia imprigionare dentro gli spazi delle nostre chiese e dei nostri santuari, luoghi, tante volte, pieni di ipocrisie e di commercio! Che tutto questo sia vero, ancora, oggi basta verificare se i nostri santuari sono ‘intitolati’ a Dio o ad altri ed analizzare il nostro comune dire: “benvenuti al ‘nostro’ santuario”; preghiamo per i sostenitori e benefattori del nostro santuario; ringraziamo quanti visitano e vengono al nostro santuario di...; chiesa di…, parrocchia di…, convento di…, collegio di..., certosa di…! La Parola, oggi, ci interroga sul nostro modo di pensare e di agire; ci contesta la nostra arroganza ed insipienza a voler piegare ed usare Dio ai nostri desideri ed interessi e ci chiede di lasciarci costruire dallo Spirito, come Maria, per diventare e farci, finalmente, noi stessi dimora della Sua presenza. Non serve, come voleva Davide, costruirGli un tempio per i nostri interessi e là dove possiamo ’avere e ottenere di più’, perché Egli ha scelto di camminare con il Suo popolo e accompagnarlo nelle sue vicende, sostando nella ‘tenda’ quel tanto che serve per rincuorarlo a riprendere e proseguire il suo viaggio verso la piena libertà. Egli non viene in un luogo da noi indicato perché vuole abitare in tutti i luoghi, in ogni cuore che Lo attende, Lo accoglie e si lascia ricolmare della gioia della Sua salvezza.
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    Ultimo aggiornamento: 19/12/2014 - 08:53