13a Domenica Ordinaria, 28.06.2015
Dio è datore e il Signore della vita
Dio ci ha creato per la vita e non per la morte!
La
morte fisica è solo il passaggio necessario per oltrepassare
la porta aperta alla vita trasfigurata dalla Sua morte e
Risurrezione. La morte non è ‘creatura’ di Dio,
rimane la conseguenza della ribellione e del rifiuto del Suo
progetto. Ma, se anche la morte è entrata nel mondo per
invidia del nemico numero uno di Dio, questo non vuol
dire che ciascuno di noi debba morire spiritualmente,
ma che, anzi, tutti possiamo essere vincitori sul peccato e
sulla morte in/per/con Colui che è morto per dare
vita! Nel progetto di Dio non c’era la morte spirituale,
com’è stata introdotta dal maligno per invidia. Il peccato
ha generato morte, ma peccato e morte sono destinate ad
essere distrutte per sempre. Che ‘Dio non ha fatto la
morte’ lo dimostra il Vangelo di vita: Gesù
ridona vita, freme davanti alla morte di Lazzaro e,
soprattutto, lascia la Sua tomba vuota!
Fede e
miracoli. Con questi
due segni Gesù non vuole solo suscitare meraviglia e
stupore fine a se stesse, ma porre domande di fede sulla Sua
vera Identità e sulla vera natura della Sua missione: Egli è
venuto a salvare ciò che era perduto, a liberare l’uomo dal
peccato e dalla morte. È la fede che fa compiere i miracoli
e non viceversa. Senza fede, infatti, i miracoli non possono
accadere: ‘figlia, la tua fede ti ha salvata: sii guarita
dal tuo male’ (v 34). Nel secondo segno, per poter
ridonare vita alla dodicenne, ha dovuto ristabilire il clima
di fede, svuotato e distrutto da quanti lo deridevano per
quello che aveva detto: non piangete, ella dorme, non è
morta. Attenzione, però! Non è la fede che compie
i miracoli, ma Dio! La fede glieLo ‘permette’, ‘crea’ le
condizioni necessarie perché ciò possa avvenire. Del resto,
Gesù quante volte è stato impedito dalla mancanza di fede di
compiere ciò che aveva intenzione di compiere? Per mancanza
di fede, chiusura spirituale, Gesù non poté compiere a
Nazareth ‘nessun prodigio, ma solo impose le mani a pochi
malati e li guarì’ (Mc 6,5). I miracoli di Cristo,
infatti, sono segni dell’Amore salvifico di Dio! Se non
credi a questo Amore e non ti fidi di questo Amore, questo
miracolo non può compiersi! E Gesù continua a meravigliarsi
della nostra incredulità (cfr Mc 6,6). Infine, i veri fedeli
cristiani devono essere generosi verso i bisognosi,
soprattutto, perché devono essere imitatori di Cristo Gesù,
il Quale da ricco che era, si è fatto povero per voi, perché
‘voi diventaste ricchi per mezzo della Sua povertà’
(v 9). Aiutare
e soccorrere chi è
nel bisogno, non ci impoverisce e non mette a repentaglio la
nostra sopravvivenza. Soccorrendo i più deboli e donando ai
più bisognosi, si diventa più forti e ci si arricchisce di
giustizia, di fraternità e di amore. Come
attualizzare questo nuovo stile di vita cristiana che la
seconda Lettura fonda sull’imitazione di Cristo,
abbassatosi e svuotatosi (kenosi) per noi, e come
vivere la reciprocità dell’amore, in un mondo, in cui
pochissimi diventano sempre più ricchi, rendendo sempre
più poveri i moltissimi? Certo annunciare il Vangelo e
denunciare le disuguaglianze e le ingiustizie, oggi, è
un’impresa che riesce solo ai coraggiosi araldi del Vangelo
che imitano e hanno gli stessi sentimenti di Cristo. Se,
infatti, non lo facciamo con coraggio, chiarezza e coerenza
non siamo più credibili, tradiamo il Vangelo e svuotiamo
la croce di Cristo, il Quale ha svuotato Se stesso per
arricchire tutti noi del Suo amore senza misura!
La radice, la ragione
e il fondamento della reciprocità nell’amore,
della solidarietà fraterna e della carità, è Cristo, il
Quale da Figlio di Dio si è fatto Figlio dell’Uomo, da Dio,
si è spogliato della Sua divinità e si abbassato fino ad
addossarsi i nostri peccati e tutta la nostra miseria
spirituale, riempiendoci della Sua ricchezza per mezzo della
Sua povertà, si è lasciato svuotare della Sua vita, per
farci vivere di Lui! Infine, il cristiano deve imitare
Gesù, il Quale non ha
paura né prova ribrezzo a farsi toccare da una donna
considerata impura ed esclusa da tutti, ma la
cerca, l’aspetta, le parla, la gua
risce,
le ridona integrità fisica e dignità morale, la salva
integralmente e le affida una vita nuova! Né tantomeno prova
ribrezzo davanti al cadavere della fanciulla: le prende la
mano, con tenerezza, la rialza con decisione e la fa
rivivere con amore: Talità
kum! Fanciulla,
Io Ti Dico: Alzati!
Ultimo aggiornamento: 30/06/2015 - 17:36