3a Domenica di Pasqua, 10.04.2016
É il Signore!
Venite a mangiare!
Il Risorto, sulla riva del Lago,
attende i Suoi, che per tutta la notte hanno faticato
invano, e, ora, stanno ritornando con le reti vuote, la
barca vuota e il cuore vuoto. Per loro, stanchi e delusi,
Gesù prepara il PASTO della COMUNIONE e della RIVELAZIONE.
Chiede il loro coinvolgimento attivo, invitandoli con quel
‘poco’ che hanno e che sono: ‘FIGLIOLI,
avete qualcosa da mangiare? NO, Gli risposero!
Allora, GETTATE le reti dall’altra parte e troverete!
Eseguirono e presero pesci in abbondanza! PORTATE
un po’ di pesce che avete preso ora e VENITE A MANGIARE!
È la terza volta che Gesù si manifesta ai discepoli,
dopo essere stato risuscitato dai morti’ (v 14).
È il Risorto che Si rivela.
Le Donne impaurite, dubbiose e incerte, sono confermate
da Gesù, il Rabbunì Risorto. I due Discepoli di Emmaus,
sconsolati, che se ne tornano delusi e affranti, sono
affiancati dal Risorto, che non riconoscono, ed Egli, con la
Sua Parola, fa ardere il loro cuore, rendendolo disponibile
a riconoscerLo nel ‘segno’ dello spezzare il pane.
Tutti gli altri Discepoli, rinchiusi in casa, per paura e
delusione, sono stati visitati due volte dal Risorto e, con
Tommaso, sono invitati a non essere più increduli, ma
credenti. Eppure, tutto questo non è bastato! Il
Signore deve manifestarsi ancora per la terza volta, per
confermare alcuni dei Suoi, tra i quali Pietro, Giovanni e
lo stesso Tommaso, ritornati, incerti e confusi, desolati e
sconfortati, alla vita di prima, in Galilea, sul
‘mare di Tiberiade’, a fare i pescatori di pesci,
tradendo la missione ricevuta di essere pescatori di
uomini! ‘Io vado a pescare’, dice Pietro e gli
altri si associano: ‘veniamo anche noi’!
Ma possono prendere qualcosa
senza Gesù? Non glielo aveva detto già,
precedentemente, che ‘senza di Me non potete fare nulla’? (Gv 15,5). Anche questo avevano dimenticato e,
perciò, erano tornati, tristemente, al passato!
Perché non avevano creduto la Parola, le loro reti restano
vuote, dopo una notte di fatica. Per questo,
l’amarezza invade il cuore dei due viandanti, sconcertati e
infelici, sulla via per Emmaus. E da questo, ha origine la
paura delle donne che vanno e ritornano,
corrono e piangono. Per la stessa ragione, gli
smarriti discepoli impauriti si barricano nel Cenacolo! Ma
questa loro storia, è la nostra
quando dimentichiamo e ci allontaniamo dalla Parola! Allora,
inesorabilmente, rimpiangiamo il passato, come se
nulla ci fosse capitato e come se nulla fosse accaduto!
Senza ‘ricordare’ e senza riferimento alla Parola, mai
sapremo riconoscere il Risorto, anche se Egli ci cerca in
vari modi e ci vuole venire incontro infinite volte. Ma, se
ci apriamo alla comprensione dei Suoi gesti e dei Suoi segni
e ricordiamo ogni Sua parola, Egli ci aprirà gli occhi e il
cuore e ciascuno di noi, come Giovanni, Lo potrà riconoscere
e comunicarLo agli altri e, tutti insieme, ci tufferemo nel
mare della Sua infinita Misericordia e potremo raggiungere
la Sua riva, dove vuole sorprenderci ancora nel Suo amore.
Egli, infatti, ha già acceso un fuoco di brace per noi e per
noi ha arrostito del pesce e ha preparato il pane! Ci
accoglie, chiedendoci, solo un segno della nostra
disponibilità a partecipare, un po’ del pesce che ci ha
fatto pescare, perché Egli ci vuole dare la Sua vita: ‘Venite
a mangiare’. È alla Sua Mensa che si ristabilisce il
DIALOGO, rinasce l’AMICIZIA, ritorna la SPERANZA e si
ristabilisce la COMUNIONE con Lui e tra di noi. Infine, come
a Pietro in prima persona, a ciascuno di noi, Gesù, affida
la MISSIONE di guidare al vero pascolo della vita e, perciò,
al Vangelo, i fratelli dubbiosi, scoraggiati, delusi e
stanchi, soprattutto, con la testimonianza personale e
l’esempio della nostra coerenza e fedeltà! Quante volte,
anche NOI, abbiamo deciso e siamo stati tentati di
buttare la spugna, di arrenderci, di tornare indietro,
colpiti da umane inattese sventure, delusioni cocenti,
sconfitte e cadute rovinose! C’è Gesù, però, sulla nostra
riva dove siamo spiaggiati, stanchi e moribondi: non
Lo riconosci nei segni del Suo amore? Non vedi il Suo fuoco
acceso e non senti il Suo calore? Non percepisci l’odore del
pesce preparato e arrostito per te? Non vedi che pane
profumato ti ha procurato? Non senti la Sua voce dolce e
suadente: ‘Vieni a mangiare con
Me’, nutrititi della Mia forza e, poi, ‘getta di
nuovo le tue reti dalla parte g
iusta’! Le reti della
speranza, ci chiede Gesù di gettare, non la spugna della nostra resa!
DOMANDE che l’Ascolto e
la Meditazione della Parola ci impongono: Noi siamo
testimoni entusiasti e coraggiosi del Risorto?
La Pasqua è attualizzata nella nostra vita e la viviamo
nella e alla presenza del Risorto? Obbediamo a Dio o agli
uomini e a noi stessi? Testimoniamo ciò che ha detto e
fatto Gesù o quello che a noi piace e se e quando piace!
Ultimo aggiornamento:
07/04/2016 - 19:28
“Abbiamo
sempre bisogno di contemplare il mistero della Misericordia. È
fonte di gioia, di serenità e di pace. È condizione della nostra
salvezza. Misericordia: è la parola che rivela il mistero della
SS. Trinità. Misericordia: è l’atto ultimo e supremo con il
quale Dio ci viene incontro. Misericordia: è la legge
fondamentale che abita nel cuore di ogni persona quando guarda
con occhi sinceri il fratello che incontra nel cammino della
vita. Misericordia: è la via che unisce Dio e l’uomo, perché
apre il cuore alla speranza di essere amati per sempre
nonostante il limite del nostro peccato” (MV n 2). “L’architrave
che sorregge la vita della Chiesa è la Misericordia. Tutto della
sua azione pastorale dovrebbe essere avvolto dalla tenerezza con
cui si indirizza ai credenti; nulla del suo annuncio e della sua
testimonianza verso il mondo può essere privo di Misericordia.
La credibilità della Chiesa passa attraverso la strada
dell’amore misericor-dioso e compassionevole... La tentazione,
da una parte, di pretendere sempre e solo la giustizia ha fatto
dimenticare che questa è il primo passo, necessario ed
indispensabile, ma la Chiesa ha bisogno di andare oltre per
raggiungere una meta più alta e più significativa. Dall’altra
parte, è triste dover vedere come l’esperienza del perdono nella
nostra cultura si faccia sempre più diradata. Perfino la Parola
stessa in alcuni momenti sembra svanire. Senza la testimonianza
del perdono, tuttavia, rimane solo una vita infeconda e sterile,
come se si vivesse in un deserto desolato. È giunto di nuovo per
la Chiesa il tempo di farsi carico dell’annuncio gioioso del
perdono. È il tempo del ritorno all’essenziale per farci carico
delle debolezze e delle difficoltà dei nostri fratelli. Il
perdono è una forza che risuscita a vita nuova e infonde il
coraggio per guardare al futuro con speranza” (MV 10)