27a Domenica ordinaria, 7 ottobre 2018
Per comprendere e accogliere la Parola di Gesù e vivere i Suoi insegnamenti che,
oggi,
vuole donarci e consegnarci, dobbiamo tutti
lasciarci liberare dalla durezza del nostro
cuore e farci convertire a quella disponibilità
incondizionata che solo le persone semplici e
pure, come i bambini, posseggono. Il bambino è
simbolo di disponibilità e capacità di fiducia,
che sono le condizioni indispensabili richieste
per poter accogliere il Regno ed entrare in
esso. Il
Disegno di amore e di comunione
di Dio, trova attuazione in Gesù Cristo, si
compie nella fedele e totale comunione di vita
tra l’uomo e la donna, e va accolto con il cuore
trasparente dei bambini, i quali sono portati da
Gesù e, con semplicità e gioia, si lasciano
accogliere e prendere tra le braccia, benedire e
imporre le mani ed essere indicati e proposti
come vie uniche e modalità necessarie per
accogliere e far parte del Regno. Li prende in
braccio, li benedice e impone le mani su di loro
(v 16). Un cuore
‘calcolatore’, infatti, è il
cuore indurito
e, perciò, non sarà disposto ad accogliere gli
insegnamenti coraggiosi e rivoluzionari di Gesù
circa il Matrimonio e il Regno. Ecco, perché
Gesù, il Maestro unico e insuperabile,
rimprovera i Suoi discepoli che vogliono
impedire che i bambini siano portati a Lui e
sceglie un bambino, come esempio e
modello, perché il suo cuore è libero e puro e,
perciò, sa accogliere, da chi si fida e si
affida, anche le cose incredibili e impensabili
dalla mentalità mondana e carnale. Questi viene
proclamato da Gesù la misura e la
condizione per vivere i Suoi insegnamenti e
far parte del Regno: solo chi è o diviene
innocente come quel bambino tra le Sue
braccia, ricoperto di benedizioni e toccato
dalle Sue mani, spontaneo e sincero,
‘debole’ e semplice, fiducioso
e bisognoso di tutto, può accogliere il
Regno e di esso far parte!
La ‘piccolezza’
evangelica non è ‘infantilismo’ e
‘puerilità’ nella fede ma
disponibilità incondizionata all’ascolto
della Parola e all’accoglienza del Regno.
In principio non era così! Il Signore Dio fece addormentare l’uomo, gli tolse una delle costole, ne formò una donna e la condusse all’uomo che esclama con meraviglia: ‘questa è osso dalle mie ossa, carne dalla mia carne’ (vv 21-23). Fatto il cielo e la terra (v 4b), Dio plasma con la polvere della terra l’uomo, soffiandogli, nelle narici, ‘un alito di vita’ che lo fa diventare ‘essere vivente’ (v 7) e lo pone nel giardino, ‘perché lo coltivi e lo custodisca’ (v 15). Il Signore Dio, dopo aver creato il cielo, la terra, la luce separandola dalle tenebre, il giardino, le acque, il firmamento, concludendo sempre, per sei volte, con ‘vide che era cosa buona’ (Gen 1, 10b;12c;18b;21b;25b e 31), nel ‘Secondo Racconto della Creazione’ (Gen 2), dopo aver affidato ad Adamo la custodia del Giardino, constata che ‘non è bene che l’uomo sia solo’, rivela la sua intenzione di volergli fare ‘un aiuto che gli corrisponda’ (v 18). Il racconto è didattico, vuole insegnarci, cioè, che tra gli animali che il Creatore fa passare davanti ad Adamo, il quale, pur dando ad essi un nome, ‘non trovò un aiuto che gli corrispondesse’ (v 20b). Interviene il Signore Dio che crea la donna nel modo che conosciamo, ricco di significati e contenuti teologici, e gliela conduce e presenta. Conosciamo anche l’accoglienza e l’esultanza di Adamo che, finalmente in Lei, riconosce ‘l‘osso dalle sue ossa e la carne della sua carne’. Il modo seguito dal Signore Dio nel ‘costruire’ la donna nei suoi minimi particolari (torpore su Adamo, una delle sue costole toltagli dal Signore che accuratamente ‘richiude la carne al suo posto’, fece la donna e gliela conduce come dono) tutto rivela che è il Signore Dio l’Autore assoluto di questa creazione della donna ed è il Signore Dio stesso a rivelare il fine di questo Suo disegno: ‘per questo l’uomo si unirà a sua moglie, e i due saranno un’u
nica
carne’ (v 24). L’uomo è stato fatto per la donna e la donna per l’uomo! La loro vocazione e missione è scritta, già, nel modo in cui sono stati voluti e creati, ‘costruiti’, nei minimi particolati: polvere plasmata e ‘insufflata’, che diventa ‘essere che vive’, solitudine di Adamo che non trova un suo ‘corrispondente’, la premura del Signore a portare a perfezione tutto ciò che, già, era ‘buono e bello’; il torpore di Adamo, perché non possa accampare alcun sentimento e pretesto di superiorità sulla Donna che, invece, deve accogliere, rispettare e amare quale ‘vertebra’ delle sue vertebre, ‘osso’ delle sue ossa e ‘carne’ della sua carne: Altro Se Stesso!
Ultimo aggiornamento
05/10/2018 - 19:38
