26a Domenica ordinaria, 30 settembre 2018
Noi,
solo servi obbedienti di Dio
e non padroni arroganti e accecati dalla
logica del mondo e dalle nostre immagini di Lui,
fino a volerGli suggerire come essere e
come agire, volendoLo assoggettare
alle nostre pretese e piegarLo ai nostri
interessi, rinchiuderLo nelle nostre
istituzioni, tradizioni e forme
di culto, pur necessarie per esprimere la
propria fede. Dio
manifesta il Suo amore in modo
completamente libero e gratuito. Nessuno può
pensare di circoscrivere la
Sua azione e il Suo volere, quasi a volerne
disporre a nostro esclusivo piacimento e
convenienza. Nessuno di noi può minimamente
pensare di poterLo monopolizzare a piacere e
al servizio della propria mentalità mondana e
carnale. La Sua
Parola, rivelando e manifestando il Suo
agire, in modo assolutamente e totalmente
libero, vuole farci superare e ‘tagliare’ le
nostre anguste pretese egoistiche e prospettive
personalistiche che vorrebbero rinchiuderLo nei
parametri della nostra ipocrita e vacua
religiosità. Come nessuno di noi può
monopolizzare il Suo Santo Spirito, che soffia
dove vuole e abilita a profetizzare anche quanti noi escludiamo,
perché non sono dalla nostra parte! Questa Sua
Parola di verità smaschera e demolisce ogni
ricchezza egoistica ed edonistica, destinata
a imputridire e ad essere divorata
dalle tarme. Ma rivela anche tutto il Suo Amore
intenso per i poveri, oppressi e ‘piccoli’ e
chiede che noi ci comportiamo conformi al Suo
agire pietoso e misericordioso verso questi
umili e piccoli che devono crescere e maturare
nella fede. Inoltre, impone quei ‘tagli’ netti e
decisi di tutto ciò (mano, piede,
occhio) che impedisce e ostacola in ciascuno
di noi il compiersi del Regno e del Suo
volere salvifico. In sintesi, con la Parola di questa Domenica, Gesù, Maestro e Pastore, nel correggere l’impulsività immotivata di Giovanni, ci vuole insegnare e formare ad atteggiamenti equilibrati e fraterni, che ci aprono all’accoglienza e all’amore verso tutti, in particolare verso i piccoli, gli umili e i disprezzati ed ammonisce severamente tutti noi a non essere giudici spietati ed occasione di scandalo per gli altri che sono ‘piccoli e deboli nella fede’ (Vangelo). Anche Mosè, nella Prima Lettura, corregge l’irruente giovane Giosuè, che vuole circoscrivere e dirigere l’azione dello Spirito dove egli vorrebbe e che invece ‘soffia dove vuole e quando vuole’, con una preghiera, più che un desiderio: magari fossero tutti profeti nel popolo, Giosuè! Il Salmo ci avverte che mai l’osservanza solo esteriore della Legge, deve condurci ad un esclusivismo orgoglioso, ma deve aprirci a benevola e serena accoglienza e condivisione della Salvezza, che il Signore offre a tutti. Nella seconda Lettura, la severa requisitoria (linguaggio legale) di Giacomo contro i ricchi deve essere vista e letta in tale prospettiva: lo sfruttamento del prossimo a favore del godimento edonistico ed egoistico, conduce solo al ‘rifiuto’ degli altri, fondando la propria esistenza sulle ricchezze, che sono già marce, sui vestiti lussuosi già mangiati dalle tarme e sull’oro e l’argento, che vengono consumati dalla ruggine, che si alzerà ad accusarli e ‘divorerà le loro carni come un fuoco’! Nel Vangelo di oggi, Gesù detta una serie di insegnamenti e di istruzioni (detti), pronunciate in situazioni diverse, con l’obiettivo di educare e formare i discepoli, chiamati a guidare ed evangelizzare la futura comunità. Il primo insegnamento riguarda i rapporti con coloro che non appartengono ai ‘nostri’ (38-40) e pur compiono opere di liberazione dal male ‘nel nome di Gesù’. La seconda serie di istruzioni (42-48) verte sulla parola ‘scandalo’: un severo e perentorio monito verso tutto ciò che può essere di impedimento al cammino della fede. C’è uno scandalo esterno ed uno interno: si può ostacolare qualcuno all’interno della Comunità, com’è possibile scoprire qualcosa in se stesso che impedisce di aderire a Cristo. Nel primo caso, ‘i piccoli’ (mikròi) ad esser scandalizzati (ostacolati nel cammino) nella comunità sono i più deboli nella fede. Le parole di Gesù sono durissime: non si può ostacolare impunemente il cammino di chi è più debole e fa fatica! Lo scandalo, infatti, porta al naufragio definitivo di chi già vacilla. Se lo scandalo, poi, si tr
ova
in se stessi, è necessario, senza
temporeggiamenti e compromessi, ‘tagliare’ alla
radice questo ostacolo (scandalo) che impedisce
di ‘entrare’ nella vita. È richiesto al
credente, senza mezze misure e compromessi, il
coraggio di porre mano alla scure e tagliare
alla radice (Mt 3,19) e abbattere l’impedimento-ostacolo-scandalo
per sfuggire al ‘fuoco inestinguibile’ e
al ‘verme che non muore’ (v 48).
Ultimo aggiornamento
01/10/2018 - 18:21
