Venerdì Santo 2020, 10 Aprile 2020

Egli è stato trafitto per le nostre colpe, schiacciato per le nostre iniquità, per le Sue piaghe noi siamo stati guariti.
Adoriamo la Tua Croce, Signore, Lodiamo e Glorifichiamo la Tua Santa Risurrezione. Dal Legno della Croce è venuta la Gioia in tutto il Mondo
È il Giorno del silenzio e del raccoglimento. Silenzio denso di rispetto, d’ascolto, di partecipazione: è la risposta della comunità a quanto è proclamato e narrato. Tutto di noi, corpo, orecchi e occhi, cuore e mente siano fissi là dove il Salvatore ci attira: la Sua Persona donata in croce! Deve essere pura contemplazione, piena d’amore e di riconoscenza e di conversione! Il Venerdì Santo non celebra il funerale di Gesù! Ma celebra la Sua regalità e la Sua vittoria sul peccato e sulla morte. Anche il colore rosso dei paramenti liturgici n’è il segno! La Proclamazione della Passione (come anche l’Omelia) non è un elogio funebre. La Passione e Morte in croce di Gesù è rivelazione e manifestazione dell’amore che Dio ha per noi peccatori.
La Sua morte in croce non è avvenuta ‘a favore’ o per una ‘esigenza’ di Dio, ma esclusivamente per la nostra salvezza. Dunque, nessun prezzo preteso da Dio, nessun tributo ad una giustizia che avrebbe incatenato le braccia di Dio, impedendoGli di venire verso di noi e di offrirci il Suo amore.
La Mediazione di Cristo nel suo valore indispensabile alla nostra salvezza, non sta nelle torture e nella Sua uccisione, ma nella Sua fedeltà alla missione che il Padre gli ha affidato, fedeltà assoluta e realizzata per amore nostro e per la nostra redenzione e salvezza.
Il
sacro silenzio liturgico, è la scelta obbligata e indispensabile per il mistero che celebra il Venerdì Santo. La scelta del silenzio è la più consona e possiamo affermare è obbligatoria in questo giorno: la Parola Crocefissa è già efficacemente eloquente, non necessita di altri commenti o di prediche retoriche: è il Figlio dell’Uomo che parla, ponendosi davanti agli uomini, della pace di fronte alla violenza, della riconciliazione di fronte al rifiuto, dell’amore di fronte all’odio, della vita di fronte alla morte!
Se non comprendiamo, oggi, senza aggiungere altre parole, che ci troviamo dinanzi al Mistero di un Crocifisso, Mistero d’amore che, d’ora in poi, dà senso alla storia, ad ogni esistenza umana, riscattata, purificata, rinnovata perché una Croce vi è stata piantata, vi è stata elevata, ci è stata donata!
Tacciano le voci e le parole, come tacciono le campane e gli strumenti musicali, in un’estasi di accoglienza di tanto infinito amore del Figlio di Dio, Servo obbediente, sommo Sacerdote/unico Mediatore che è morto sulla croce per tutti e vuole che tutti gli uomini accolgano il Suo sacrificio e siano tutti redenti e salvati.
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Triduo Pasquale 2020, 9 Aprile 2020

Prima della festa di Pasqua, Gesù, sapendo che era venuta la Sua ora di passare da questo mondo al Padre, avendo amato i Suoi che erano nel mondo, li amò fino alla fine’ (Gv 13,1)

Il Triduo
è un'unica Liturgia che si celebra per tre giorni per farci entrare a far parte di quel Mistero di amore salvifico di Dio che il Figlio Suo Gesù Cristo ci rivela, testimonia e ci consegna nei Gesti e nei Segni che completa, consacra e compie nel Dono totale di Se stesso sulla croce. Il Triduo celebra, dunque, il Mistero Pasquale di Cristo in una Liturgia unica che si svolge in tre fasi: la Messa in Coena Domini del Giovedì, la Solenne Azione Liturgica del Venerdì e la Solenne Veglia del Sabato Notte.
Disponiamoci, perciò, nel nostro isolamento solo fisico e materiale, e sempre più in comunione con Colui che è la nostra Pasqua e Risurrezione e fonte della nostra unione fraterna ed universale, per seguire, passo dopo passo, con amore sincero e partecipativo, Gesù nella Sua passione, a contemplarLo sul Calvario, innalzato sulla croce, per attrarci e riportarci al Padre, fino a poter cantare, uniti a Lui e insieme con tutta l’Umanità, chiamata a risorgere, il mattino di Pasqua la vittoria sul peccato e sulla morte ed essere immersi nella gloria della Sua Risurrezione. Tre giorni, allora, e una Festa unica da celebrare: il Mistero Pasquale.
Gesù, il Signore e Maestro, nel Giovedì Santo, vuole darci l’esempio del vero servizio per amore, si abbassa a lavare i piedi dell’Umanità, intrisa di peccato e di morte, pronto a versare il Suo Sangue, nell’offrici il Calice della Nuova Alleanza e a donarci il Suo Corpo, nel Pane spezzato e a noi donato, insieme con il Comando di fare ‘tutto questo’ in Sua memoria, di generazione in generazione, finché Egli venga. Nel Venerdì Santo, volontariamente e per obbedienza al Padre, va incontro alla morte di croce per la nostra salvezza; solidale con gli uomini, è sepolto e dimora nella morte. Nella Veglia del Sabato, Vincitore sul peccato e sulla morte, risorge dai morti e con Lui tutta l’Umanità è fatta risorgere!

GIOVEDÌ SANTO: GESÙ CI AMÒ FINO ALLA FINE, donandoci Se Stesso, totalmente, liberamente e per sempre: ‘questo è il Mio Corpo che è per voi’.
Nel Giovedì Santo, la Liturgia, nel contesto pasquale della prima Lettura, c’invita a contemplare e ad accogliere i tre Doni: Il Memoriale perpetuo dell’Eucaristia: ‘Questo è il Mio Corpo, che è per voi; questo Calice è la Nuova Alleanza nel Mio Sangue’; il Sacerdozio Ministeriale: ‘Fate questo in memoria di Me, finché Io venga’ (1 Cor 11,23-26): il Comandamento Nuovo della Carità, nel Servizio vicendevole: ‘Se, dunque, Io, il Signore e il Maestro, ho lavato i piedi a voi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri’ (Gv 13,1-15). Gesù, il Signore e il Maestro, è il Centro e il Protagonista assoluto del Racconto di Giovanni dell’Ultima Cena di Gesù con i Suoi Discepoli. È Gesù, consapevole che è giunta la Sua ora, ad alzarsi, a togliersi le vesti e rivestirsi dell’asciugamano del servizio, chinarsi ai piedi dei discepoli per lavarli ed asciugarli, compreso lo stesso Giuda prima del suo ‘bacio’ sacrilego!
Un Dio, inginocchiato ai nostri piedi
a lavarceli e a compiere un’azione che solo ad uno schiavo pagano e straniero si può chiedere, non può se non scuoterci dal di dentro, e ciascuno di noi non può resisterGli, ma deve lasciarsi penetrare e prendersi da questo gesto di servizio, che solo un infinito amore può donarci. Da questo, impariamo ad essere quello che dobbiamo essere: cristiani, cioè, di Cristo e come il sommo Maestro, mettiamoci in ginocchio e purifichiamo il nostro servizio di ogni ricerca di onori, di vantaggi personali e di vanagloria e tutto quello che Egli ha fatto e fa per noi, noi dobbiamo impegnarci a farlo ‘gli uni agli altri’, in Sua memoria e lo dobbiamo compiere come Egli lo ha compiuto.
Mai, come in questo contesto storico
, amaro e insidioso, fatto di privazioni fisiche ed esistenziali, di digiuno umano e spirituale, di scelte prioritarie e di rinunce secondarie, noi non siamo chiamati a recitare o fingere un rito! Abbiamo il mandato di lavarci i piedi reciprocamente a distanza fisica e maggior vicinanza spirituale! Questo è lo stile che segna e qualifica la vita dei cristiani. La Comunità deve essere Comunità di Servizio, chiamata a essere Serva come il Maestro che dona la Sua vita, il Suo Corpo e il Suo Sangue per nutrire e dissetare l’Umanità. Nella Sua Cena, Gesù ci lava dalle nostre sozzure, ci dona il Testamento-Comandamento Nuovo del Servizio e dell’Amore vicendevole, ci nutre di Sé, ci affida la Sua Vita da annunciare, celebrare e donare per la salvezza di tutta l’umanità ferita dal peccato e incapace di rialzarsi da sola.

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Ultimo aggiornamento 10/04/2020 - 11:12

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