Santa Messa 50o Anniversario Sacerdozio Don Vincenzo Carnevale, Paola 1 Agosto 2020
20a Domenica Ordinaria, 14 Agosto 2022
Sono venuto a gettare fuoco sulla terra, e quanto vorrei che fosse già acceso!
Essere
discepoli di Gesù
è vivere con coerenza il
Suo Vangelo e
testimoniarlo con la
propria vita, con
perseveranza,
trasformati e purificati
dal Suo fuoco che ha
acceso ed è venuto a
gettare sulla terra, con
l’ardente desiderio che
sia tenuto ai Suoi
sempre acceso e vivo
fino alla Sua venuta.
Così, Gesù rivela la Sua
Missione (“Sono venuto”)
e affida ai Suoi il
mandato di accogliere il
Fuoco dello Spirito
che Egli ha acceso nel
battesimo del Mistero
della Sua passione,
morte in croce e della
Sua gloriosa
Risurrezione.
Gesù, con le
Sue Parole di vita, ci
chiede di lasciarci
convertire, purificare e
fecondare da questo Suo
fuoco ed essere
trasformati, dal Suo
fuoco di grazia e di
misericordia, in roveti
ardenti di giustizia,
fratellanza, amore e
vera pace, in netta
separazione con quanti
si oppongono, rifiutano
e ostacolano il fuoco
del Suo Vangelo.
Il profeta Geremia,
accoglie il fuoco della
Parola di Dio, la
comunica, eseguendo i
Suoi comandi, con
fedeltà e coraggio, ma
non è accolta, anzi è
avvertita come ‘male’ e
minaccia per ‘il
benessere’ del popolo,
e, per questo, viene
gettato in una cisterna
piena di fango nel quale
rischia di morire. Ma
Dio non abbandona mai i
suoi eletti e giusti e
sempre li libera e li
salva nella Sua fedeltà
(prima Lettura).
Dalla presentazione e
descrizione dei
Testimoni della fede
dell’A.T. (Eb
11,1-2.8-19), Domenica
scorsa),
Paolo, nella
seconda Lettura,
ritorna al presente ed
esorta caldamente i
Cristiani a continuare a
correre con perseveranza
e costanza, dopo essersi
necessariamente liberati
dai pesi che rallentano
la “corsa” e da tutto
ciò (‘peccato’) che può
ostacolarla o
interromperla prima
della meta!
Sono venuto a gettare
fuoco sulla terra, e
quanto vorrei che fosse
già acceso”
(v49)
Il Suo fuoco Gesù lo ha
portato, ma Egli
desidera che sia acceso
nei cuori dei Suoi
discepoli che dovranno
farlo ardere su tutta la
terra. È quel fuoco,
preannunciato dal
Battista, quando
predicava che lui
battezzava con acqua, ma
Uno più forte di lui
verrà a battezzare “in
Spirito Santo e fuoco”
(Lc 3,16).
Quel fuoco che brucerà
ogni albero, che non
porta frutti (Lc 3,9) e
tutta la pula che è
stata separata dal
frumento (Lc 3,17).
Infine, è il fuoco del
giudizio del Figlio
dell’uomo alla fine dei
tempi (Lc17,29).
Nell’A.T.,
l’immagine del fuoco è
metafora della Parola di
Dio sulla
bocca
del profeta Geremia (Gr.
5,14; 23,29; Sir. 48,1).
Nel N.T., dimostra
l’efficacia della
predicazione di Gesù, la
cui Parola, come fuoco,
provoca la divisione
tra male e
bene, divenendo,
così, un “segno di
contraddizione”, come
aveva preannunciato
Simeone a sua Madre
Maria (Lc. 2,54). Gesù,
dunque, si riferisce al
giudizio escatologico
che inizia, appunto, con
la Sua Missione.
Naturalmente,
l’accento non va posto
sull’aspetto negativo
e distruttivo del
castigo, ma su quello
più positivo:
purificazione ed
eliminazione del
male-peccato. Quindi,
più che una minaccia,
è appello implicito di
Gesù alla conversione
per coloro che si
oppongono al Suo Vangelo.
Ultimo aggiornamento 12/08/2022 - 09:54
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