Santa Messa 50o Anniversario Sacerdozio Don Vincenzo Carnevale,  Paola 1 Agosto 2020

25a Domanica Ordinaria, 24 Settembre 2023

Andate anche voi nella vigna
La Giustizia di Dio non corrisponde alla nostra! Per noi la giustizia si collega a retribuzione, a meriti e diritti acquisiti da far valere, mentre la Giustizia Divina è Dono di Misericordia gratuita e generosa. Nessuno di noi può imporre a Dio misericordioso il proprio meschino modo di ragionare e di agire! Dio, nella Sua infinita compassione, sempre dona ai braccianti dell’ultima ora la stessa paga pattuita con gli altri della prima ora, senza che questi la meritassero!
La Parabola
degli operai mandati nella vigna vuole smantellare la logica della prestazione-retribuzione che, mutuata solo dai rapporti economici, viene utilizzata per interpretare anche il rapporto con Dio. La Parabola degli operai cercati dal padrone e inviati ad ore diverse nella sua vigna, supera l’arida logica della giustizia distributiva e non tiene conto delle nostre tabelle sindacali. Dio spezza il nostro metro di giustizia sostituendolo con l’amore, con la misericordia. Non sono i meriti che noi accampiamo a salvarci ma la gratuità dell’amore infinito di Dio. La logica di Dio, infatti, rovescia l’abituale logica umana e ci introduce nel Suo singolare modo di pensare e di agire. La nostra società rende a ciascuno secondo i suoi meriti, le sue prestazioni e i suoi guadagni economici.
La logica di Dio
, giusto e misericordioso, parte da quegli ultimi, nei quali vede il segno scandaloso del peccato e dell’indifferenza. Questa scelta degli “ultimi” non avviene in una logica economica, ma solo in chiave d’amore.  L’agire di Dio, che ricompensa allo stesso modo “i primi” chiamati e gli “ultimi” inviati, cominciando proprio da questi, sconvolge le nostre convinzioni di giustizia retributiva, mette in discussione la gerarchia dei nostri valori e della stessa società. Il metro del ‘mondo’ è che l’uomo vale per quello che produce, la logica del Padrone della vigna (“il Regno dei cieli”) è quella dell’essere, della dignità e dell’amore per ogni persona! Non sono i meriti, le molte opere buone, dunque, a farci accampare, davanti a Dio, privilegi e contraccambi! Non dimentichiamo che siamo tutti servi e solo servi inutili, e rimaniamo tali, anche dopo aver fatto quello che dovevamo!
La ricompensa
è grazia, dono gratuito e misericordioso del Signore! L’essere stati chiamati e mandati a lavorare nella Sua vigna, è già misericordia, ricompensa, onore, doni gratuiti e certamente immeritati! La logica umana segue il principio della giustizia retributiva e meritocratica; Gesù rivela la nuova giustizia di Dio che è misericordia e libera e generosa donazione.
Il nostro modo
di pensare, di agire e di giudicare non coincide con quello di Dio. Isaia con il suo “Oracolo”, si rivolge al piccolo “resto” degli esiliati, sempre più scoraggiati e delusi, e li consola e li apre alla speranza del “ritorno” in patria, invitandoli a cercare il Signore, che è vicino a ciascuno di loro, e ad abbandonare le loro “vie” inique e i loro “pensieri” empi, per poter far ritorno al loro Dio, che avrà misericordia e li perdonerà.  (prima Lettura). Così, anche il Salmo: “Il Signore è vicino a chi lo invoca”; Egli “è giusto in tutte le sue vie e buono in tutte le sue opere” perché Egli è il nostro Dio “misericordioso e pietoso, lento all’ira e grande nell’amore”.
In carcere
e sotto processo, posto davanti alla possibilità di essere assolto o di essere condannato a morte, Paolo si dichiara pienamente disponibile a fare la volontà del Signore: se continuerà a vivere, vivrà per Il Signore; se dovrà morire “guadagnerà” la piena e definitiva comunione con Lui! La sua scelta non verte sul vivere né sul morire, ma sceglie Cristo che è la sua vita e la ragione del suo vivere e del suo spendersi a servizio della crescita della fede dei Filippesi. La sua relazione vitale con Cristo, perciò, è il criterio di Paolo nel valutare gli avvenimenti e nel motivare le sue scelte (Seconda Lettura).
Nel Vangelo Gesù
vuole farci capire quali sono i criteri del Regno di Dio, che restano distanti, come il cielo dalla terra, dai criteri degli uomini, fondati sulla logica del produrre, della meritocrazia, nell’affermazione dei forti che sempre vogliono essere in tutto “i primi”, a scapito dei più deboli, ridotti sempre più ad essere “gli ultimi”, da tutti emarginati e disprezzati. Gesù, oggi, ci vuole rivelare e insegnare che nella nostra relazione con Dio, non valgono i criteri della giustizia retributiva e distributiva, fondati sulle rivendicazioni dei propri meriti e su i calcoli salariali basati sul conteggio meticoloso delle ore di prestazioni! Conta solo la logica del Suo amore gratuito e bontà senza misura! Dio è Padre e la Sua giustizia è nella Sua misericordia. Egli dona il premio, ciò che è giusto a ciascuno, non per contratto, ma, nella larghezza della Sua generosa e gratuita bontà, per infondere e suscitare fiducia e speranza! Ogni ora è buona per il padrone: Egli chiama sempre, bisogna solo lasciarsi assumere, anche, all’ultima ora della propria esistenza, come il buon ladrone. Per questo Gesù pone a ciascuno di noi una cocente domanda alla quale dobbiamo rispondere con sincerità e volontà di convertirci alla logica e ai criteri del Suo Vangelo e del Suo esempio: “Tu sei invidioso perché sono buono?
Senza la consapevolezza di essere tutti figli di Dio, amati e prediletti da Lui; senza vedere e sentire gli altri come fratelli, mai potremo gioire ed essere contenti della generosità del Padre verso gli altri dell’ultima ora!
I veri fratelli
vivono da fratelli, gioiscono nel vedere felici i fratelli, non restano prigionieri dei propri meriti, veri o presunti e non si rattristano del bene altrui! Il vero cristiano, infatti, impazzisce di gioia, e non di invidia, per la felicità altrui!.

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Ultimo aggiornamento 23/09/2023 - 11:20

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