Santa Messa 50o Anniversario Sacerdozio Don Vincenzo Carnevale, Paola 1 Agosto 2020
Santi Pietro e Paolo, 29 Giugno 2025
Beato sei tu, Simone, perché il padre mio te lo ha rivelato
Beato te, Paolo, perché hai combattuto la buona battaglia e hai conservato la fede
Oggi,
Domenica,
Pasqua del Signore,
facciamo memoria dei due
Apostoli e Martiri,
Pietro e Paolo, chiamati
e inviati da Cristo ad
annunciare il Vangelo e
testimoniarlo fino al
martirio. La fedeltà
alla Missione ricevuta,
accolta ed eseguita con
fede e ardore, infatti,
è causa per Pietro e
Paolo di tante
sofferenze,
persecuzioni, fino al
martirio.
Pietro,
Apostolo,
e
Paolo,
Dottore delle genti,
sono i primi
annunciatori e fedeli
testimoni, fino al
martirio, del Mistero
del Signore Risorto, che
celebriamo ogni
Domenica, il Giorno del
Signore, nel quale la
Chiesa è radunata dal
suo Signore per
ascoltare la Sua parola
di verità e vita, per
rendere grazie con Lui
al Padre e nutrirci di
Lui e da Lui essere
assimilati a Sé.
Paolo,
Apostolo
e
Martire,
con due commoventi
immagini, evoca il
sopraggiungere del
compimento della sua
esistenza: la
libagione rituale e
la partenza di una nave
con le vele sciolte al
vento. La sua vita si è
consumata come “sacrificio
vivente”, ora si
dichiara pronto per la
partenza definitiva.
Rivivendo e ripensando
alla vita, ormai,
trascorsa, Paolo la
riassume con immagini
prese dal mondo militare
e sportivo: la sua vita
come un combattimento, “la
buona battaglia”
(2Tm 4,6) al servizio
della fede e come “una
corsa” nello stadio (1
Cor 9,24-27). Ora
l’Apostolo può
concludere con serena
fiducia di aver
custodito con fedeltà il
buon deposito che gli
era stato affidato: il
Signore che lo ha
liberato, lo libererà
ancora, in modo
definitivo, donandogli
la “corona di gloria”
del vincitore:
l’incontro definitivo
con il Suo Signore che
dona a lui la vita
eterna. Per Paolo, la
morte costituisce la
meta della “corsa” è
l’atto sacrificale
e l’estremo atto di
amore del suo viaggio
verso Cristo. La sua
vita è stata lotta e
corsa, ma soprattutto,
ardua custodia della
fede incrollabile nel
Signore, che “sempre
gli è stato vicino e gli
ha dato la forza di
portare a compimento
l’annuncio del Vangelo”
e “lo ha liberato da
ogni male”.
Pietro,
Apostolo
Martire,
“è beato” perché
il Padre e non “la
carne e il sangue”,
gli ha rivelato che Gesù
“è il Cristo, il
Figlio del Dio vivente”.
Egli è costituito
”prima’ pietra di tante
altre pietre, chiamate
ad edificare la Chiesa.
Pietro è, sì, la prima
pietra fondamentale, ma
è il Signore che edifica
la Sua Chiesa, Comunità
che, in futuro, si
aprirà e comprenderà
tutti i popoli della
terra. A questa
Comunità-assemblea si
contrappongono le “porte
degli inferi”, le forze
del regno del male e
della morte che
vorrebbero contrastare
il Piano di salvezza
universale di Dio, però
non potranno mai
prevalere su di essa.
All’Apostolo e
Martire, Pietro,
inoltre, viene affidato
il compito-missione e la
grande
responsabilità di
interpretare la
volontà di Dio, già
rivelata da Gesù Cristo
nel Suo Vangelo. Pietro
deve, dunque,
sciogliere in terra
ciò che è sciolto in
cielo e deve
legare in terra ciò
che è già legato in
cielo. Questo
compito di discernimento
non è limitato solo a
Pietro, ma deve contraddistinguere
tutta la Comunità
cristiana, chiamata
e impegnata anch’essa
nel quotidiano
discernimento (Mt
18,18) di ciò che è
buono e di ciò che
è male agli occhi
di Dio e del Vangelo!
Questa responsabilità
della Chiesa è stata
confermata dal
Risorto quando ha
incaricato tutti i
discepoli ad andare
a predicare, ad
insegnare e “ad
osservare tutto ciò
che io vi ho
comandato” (Mt 28,20).
Pietro e la Chiesa,
ai quali sono consegnate
e affidate ”le chiavi
del regno dei cieli”
sono a servizio dell’ingresso
di tutta l’umanità nel
Regno e mai devono
dimenticare di averle
ricevute per invitare,
per richiamare,
per aprire e
lasciare entrare
tutti nel Regno, senza
mai chiudere la porta ed
escludere alcuno (cfr Mt
23,13). Cristo Gesù,
venuto a rimettere
i peccati, affida alla
Chiesa, Suo Corpo, lo
stesso “servizio” (più
che ”potere”), perciò,
la Sua Chiesa non deve
mai stancarsi di
chiudere la porta “al
peccato” e di aprire
sempre la porta del
Regno a quanti vogliono
entrarvi per
rimanervi. Il
“potere” dello “sciogliere”
e del “legare”
deve essere sempre
ricondotto a Dio, Padre
pietoso e
misericordioso, e
deve compiersi sempre
come servizio per la
salvezza. Secondo
questa linea
evangelica, dunque, la
Comunità è chiamata
non a “scomunicare”
e tagliare i ponti
con i peccatori, ma
a cercarli e
accoglierli, con lo
stesso amore e bontà di
Gesù, mandato e venuto
non per condannare ma
per salvare, e deve
impegnarsi sempre più a
ripercorrere le Sue
stesse vie per
toccare e
raggiungere il loro
cuore ed interpellare la
loro libertà e aiutarli
ad aprirsi alla Parola
della
conversione, del
perdono e della
salvezza.
Ultimo aggiornamento:
28/06/2025 - 08:46
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