Santa Messa 50o Anniversario Sacerdozio Don Vincenzo Carnevale, Paola 1 Agosto 2020
18a Domenica Ordinaria, 3 Agosto 2025
Fate attenzione e tenetevi lontani da ogni cupidigia: la vita non dipende da ciò che si possiede
La
logica del dio denaro,
dell’avere, del profitto
a tutti i costi,
l’accumulare sempre di
più, senza regole, ha
sedotto e continua a
conquistare il
cuore dell’uomo! Questa
logica sembra esser
avvalorata dalla
mentalità corrente e
dall’esperienza dei
ricchissimi personaggi
che dominano la nostra
storia contemporanea,
gestendo cultura,
politica, economia, le
cui scelte, quasi
sempre, esclusive e mai
inclusive,
determinano le sorti
degli uomini e del
pianeta. Questa “stolta”
logica dell’avere e
dell’arricchirsi sempre
di più, riducendo in
miseria gli altri, del
possesso oltre le
proprie possibilità,
genera concorrenza
sleale, corruzione a
catena, contraffazione
sleale, ingiustizie e
prepotenze, quella
insaziabile “cupidigia
che è idolatria” e
che mette gli uomini gli
uni contro gli altri,
gli uni pronti e
disposti a divorare e
annientare gli altri,
escludendo ogni forma di
generosa condivisione,
di equa distribuzione e
di doverosa destinazione
dei beni, di cui
indebitamente ci si
è appropriati.
L’insipienza tocca il
suo picco quando,
neanche la certezza
della morte sembra
impotente a far
rinsavire, in tempo, e
convertirsi da questa
insanabile ingordigia e
bramosia di accumulo e
possesso che lo
possiede e lo occupa
interamente. Eppure, chi
può negare
quest’evidenza? La morte
non mette fine ad ogni
possesso? Con la morte
fisica non vengono
soppressi tutti i
diritti e tutte le
ricchezze?La morte,
mettendo fine a tutto,
non rivela l’assurdità e
la vanità di una vita
fondata, illusoriamente,
sul possesso,
sull’accumulo,
sull’avere? E, non basta
la pietosa e patetica
giustificazione
dell’eredità ai
figli: questi, non si
daranno battaglia per
accaparrarsene la parte
maggiore? Non si
ammazzeranno proprio a
motivo della spartizione
di ciò per cui “non
vi hanno per nulla
lavorato“ (Qo 1,2b)
e sudato? Basta
guardarsi attorno e,
forse, anche, in casa
propria, per rendersene
conto! Ciò che conta
per l’uomo è quanto,
con amore, libertà e
coscienza, sa realizzare
secondo verità e
giustizia, nella logica
e modalità del dono e
non del possesso, della
fraterna condivisione e
non della divisione, del
dare generoso e non
della cupidigia e
ingordigia idolatrica!
È nella morte che
si realizza un
giudizio che
svela,
definitivamente, la vera
o falsa ricchezza
che l’uomo ha realizzato
durante la sua
esistenza: se ha
accumulato solo
vanità, “le cose
della terra che
passeranno” o, se,
sorretto dalla speranza
e solo radicato nella
Parola del Signore, si è
arricchito, ogni
giorno, presso/verso
Dio, cercando le “cose
di lassù”, quelle
che non passano mai. Chi
ha come fine l’accumulo,
giustifica anche i suoi
mezzi omicidi, corrotti,
ingiusti e spietati! Chi
è assorbito totalmente
dalla cupidigia ed è
divorato dall’avarizia e
inghiottito
dall’ingordigia, non può
ascoltare il volere di
Dio e non può conoscere
i Suoi piani, ai quali
si sottrae,
concentrandosi su se
stesso, sui “tanti
beni”, che ha
accumulato, e sui suoi
“tanti anni” da vivere e
da godere! “Stolto”,
sempre più stolto nei
suoi ragionamenti!
Stolto nelle sue false
sicurezze. Stolto e
insensato il suo modo di
pensare e di agire
perché si sottrae al
giudizio di Dio stesso,
che ha sostituito con il
dio denaro!
Gesù, oggi, prende
spunto dai contrasti
sorti tra due fratelli
circa un’eredità da
dividersi, per dare il
Suo insegnamento sul
valore dei beni
materiali, delle
ricchezze terrene e
della fatica umana:
tutte cose transitorie
ed effimere se non si
arricchisce davanti e
presso Dio e se,
da mezzo, passano ad
essere il fine,
se non usate
sapientemente e secondo
il Disegno di Dio,
che la Parola ci rivela
e ci propone. I beni e
le ricchezze, sono doni
di Dio, da condividere
fraternamente e nella
giustizia. Non sono,
perciò, cose cattive e
da disprezzare, sono,
soltanto, da considerare
passeggere e da usare
come mezzo, con equità,
saggezza, con libertà e
distacco, vanno
impiegate per il bene di
tutti e vanno
accresciute, custodite,
condivise e distribuite
equamente! Questo
solo vale e ci fa
“arricchire presso Dio”
(Vangelo). L’Autore
della prima Lettura,
attraverso la forte
conclusione ”Tutto è
vanità”! non vuole
esprimere scetticismo e
pessimismo
sull’esistenza umana,
ma, afferma con forza la
verità inconfutabile: le
cose terrene sono come
un soffio, tutte passano
e finiscono, e la nostra
esistenza terrena ha un
termine e anch’essa
finisce! Perciò i beni
accumulati sono
effimeri, vani, non
durano. Paolo, nella
seconda Lettura, ci
ricorda che noi, che
siamo risorti con
Cristo, siamo chiamati a
cercare “le cose di
lassù dove Egli si trova”,
perché la vera
ricchezza sono le
“cose di lassù”,
quelle cioè che sono
trasfigurate e
vivificate dalla
Risurrezione e
appartengono all’Uomo
nuovo, quello
inserito in Cristo (2a
Lettura).
Memento mori!
Non continuare a fare
“lo stolto”! Non voler
più vivere in questo
modo, così vano e così
illusorio! Dio non
minaccia né ricatta, ma
richiama, amorevolmente,
i Suoi figli a maggior
saggezza e a miglior
sapienza! Nel Suo
amore, vuole
ricordarcelo per
aiutarci a riflettere, a
convertire il nostro
modo di vivere, così,
insensato e dipendente
dai beni (averi,
possessi) che hanno
finito per usarci,
invece, di essere usati
e gestiti per il bene di
tutti! Gesù
invita i Suoi a vivere
la vita, con lo
sguardo e il pensiero
della morte, momento
decisivo per il
giudizio, ma, anche
per la vita
presente: il
Battezzato, rinato a
vita nuova, deve
ricercare le “cose di
lassù”, quelle che
permangono, anche,
oltre la morte:
l’amore fraterno, la
giustizia sociale, il
perdono reciproco, la
condivisione, la pace
universale, il rispetto
e la salvaguardia e la
custodia del Creato.
Impara, perciò, in
tempo, fino a quando,
ancora, ti è concesso
tempo, ad esser ricco
solo di amore per gli
altri e ad arricchire,
così, “presso Dio”.
Ultimo aggiornamento: 03/08/2025 - 10:13
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