Santa Messa 50o Anniversario Sacerdozio Don Vincenzo Carnevale,  Paola 1 Agosto 2020

22a Domenica Ordinaria, 31 Agosto 2025

Vi sono ultimi che saranno primi, e vi sono primi che saranno ultimi
Con queste parole, che danno inizio al Brano odierno, concludeva, domenica scorsa, Gesù il Suo severo e serio insegnamento sulla necessità della conversione permanente per poter seguire la strada che conduce alla salvezza, nella quotidiana e fedele Sua sequela, ed entrare nel Regno per la “porta stretta” della Sua croce. Oggi, Gesù è a pranzo a casa “di uno dei capi dei farisei”, insieme ad altri, che continuano ad osservarLo in quello che diceva e in quello che faceva, come sempre, “per trovare qualcosa di cui accusarlo”. Ma, è proprio il Maestro ad osservare la loro smania di occupare i primi posti e a dettare il Suo insegnamento, affermando il primato dell’umiltà, il criterio fondamentale per ogni invito, senza contraccambio e proclama la vera beatitudine, fondata sulla gratuità e generosità. È certamente paradossale quanto Gesù ci chiede nello scegliere l’ultimo posto! Ribalta, senza esitazione e compromessi, la nostra logica che ci spinge a scegliere e ad occupare i primi posti, ovunque e in ogni ambito, per essere esaltati, ammirati, riconosciuti e onerati. Ma, Gesù continua a dirci che questa non è “beatitudine”, perché quella vera, la sperimentano solo gli umili, i miti, poveri, gli esclusi e tutti coloro che vivono consapevoli della loro caducità, debolezza e fragilità, e confidano e si affidano a Dio, che prepara loro una “casa” e sarà per loro un “rifugio”, un difensore e protettore (Salmo 67).
Nella prima Lettura,
l’Autore del Siracide, a nome del Signore, si rivolge a ciascuno di noi dandoci il nome di “figlio” e ci indica e ci raccomanda i veri valori che dobbiamo perseguire nella nostra esistenza: essere umili per essere grandi! Chi, invece, “ha piantato” nel suo cuore l’albero della superbia (“del male”), non potrà non produrre che frutti avvelenati di vizi nella sua vita e in quella degli altri. Per vivere, nella sapienza, l’umiltà, quella vera che ci fa grandi davanti a Dio e ci fa evitare “il male”, che sempre ci insidia e cerca di radicarsi in noi, bisogna “ascoltare” e “meditare”, con gioiosa disponibilità e costante perseveranza, la Parola di Dio e lasciarsi illuminare, correggere, convertire e guidare alla salvezza. Nella seconda Lettura, l’Autore della Lettera, continua ad istruire i fratelli Ebrei, divenuti cristiani, e, mettendo a confronto le due Alleanze, conclude che all’antica Alleanza, imperfetta e provvisoria, ora, succede la Nuova e definitiva, inaugurata da Cristo, unico Mediatore, al Quale tutti sono invitati ad “accostarsi”, cioè, a relazionarsi, a seguirLo e da Lui lasciarsi convertire e salvare.
Siamo tutti poveri, piccoli ed ultimi nel corrispondere all’amore che Dio riversa nei nostri cuori, eppure, Egli continua ad invitarci, ogni giorno, alla Sua Mensa, senza chiederci nulla in contraccambio, se non di accogliere il Suo amore e imparare a desiderare non il primo posto, a sfavore degli altri, ma “l’ultimo” per servire gli altri, aprendo il proprio cuore al Signore che, oggi, ci insegna e ci consegna, ancora una volta, una fondamentale massima di vita cristiana: “Chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato”.  È la logica del capovolgimento operato da Dio, cantato dai Padri e da Maria nel Magnificat, il cui esempio e culmine supremo è nell’innalzamento ed esaltazione del Figlio, abbassato e umiliato, fino alla morte e alla morte di croce (At 2,36; Fil 2,6-10). Gesù insegna ciò che fa della Sua stessa vita: Egli è il Figlio di Dio e, per obbedienza all’amore del Padre, prende l’ultimo posto, si fa ultimo e servo di tutti, si è abbassato e svuotato della Sua gloria per innalzare tutti e ricolmarci di gloriosa salvezza. L’orgoglio ci disperde nella frenesia senza pace a volerci accaparrare il posto di onore, potere, apparire, essere acclamati, riveriti; mentre la virtù dell’umiltà, che è la verità su di noi, sulla nostra caducità, limiti e fragilità, ci fa trovare il vero nostro posto nella vita, quello che ci assegna Dio, perché è Sua grazia e Sua chiamata a donarcelo e ad indicarcelo, perché non possiamo sceglierlo e pretenderlo noi!
L’invito a pranzo o a cena, inoltre,  per sua natura, è occasione di condivisione, ma, può trasformarsi in terreno e campo di disumane tensioni! Anche oggi, e forse più di ieri, si trasforma spesso in momenti di forti tensioni tra i convitati, che fanno a gara, con ogni mezzo, per mettersi in vista e in bella mostra, per farsi valere sugli altri ed occupare tutta la scena e il primo posto! Per evitare tali contestazioni, di solito, si stabiliscono prima i posti da assegnare a ciascuno. La Parola di Gesù, oggi, però, non può essere ridotta ad una specie di galateo di buone maniere e di buona educazione, è vocazione, invece, a ristabilire la vera gerarchia dei valori che, certamente, non vuol significare raggiungere le altezze della notorietà e dell’esposizione mediatica, oggi, più che mai, tentazione attuale, strisciante, ma, presente, sia nel mondo laico, che nel mondo ecclesiastico - ma, a riconquistare la piena consapevolezza di quella “piccolezza” di sé, che il Signore apprezza ed esalta. La tentazione dei primi posti, la corsa, a volte, a forza di spintoni sleali e anche violenti, per avere i primi posti, insidia sempre anche i battezzati e gli stessi uomini di Chiesa: già, i Dodici ne hanno provato il fascino, chiedendo a Gesù i primi posti, “alla Sua sinistra” e “alla Sua destra”.

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Ultimo aggiornamento: 30/08/2025 - 08:07

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