Santa Messa 50o Anniversario Sacerdozio Don Vincenzo Carnevale, Paola 1 Agosto 2020
Esaltazione della Croce, 14 Settembre 2025
Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di Lui
Con
la Sua morte sulla
croce, Gesù
ha donato la Sua vita
per la nostra salvezza e
il Padre lo ha
glorificato e innalzato,
affinché attiri a Sé
tutte le Sue creature,
offrendo loro
conversione, perdono e
salvezza. La Croce è
segno e rivelazione di
redenzione e salvezza
universale che attira e
invita tutti a
riconoscere e professare
il Cristo crocifisso
unico Redentore e
Salvatore. La Croce di
Cristo è Segno e
Strumento della salvezza
offerta a tutti
gli uomini; è il Segno
concreto e
visibile dell’amore di
Dio Padre e Creatore per
i Suoi figli e le Sue
creature. La Croce, il
segno dell’Evento
decisivo della
nostra storia di
salvezza, che è
solo in Dio è
donata e da
Dio realizzata
in/per Cristo
Crocifisso, Morto e
Risorto.
Attraverso l’immagine-tipo
del serpente di bronzo
“messo sopra un’asta” da
Mosè nel deserto,
perché chi fosse stato
morso e lo avrebbe
“guardato”, sarebbe
rimasto vivo, è
l’annuncio della
Salvezza universale
attraverso Cristo, “innalzato”
dal Padre. Quel
serpente, nemico
primordiale dell’uomo,
causa e fonte di tutto
il dolore e morte del
mondo, quel serpente
strisciante nella storia
che ha procurato morte
con i suoi morsi
velenosi, Dio lo
trasforma in segno di
salvezza, diviene
occasione di conversione
e di redenzione proprio
per chi è morso dal
veleno del peccato e
della morte!
Nella prima Lettura,
il serpente,
causa di morte e
simbolo di vita,
ha due aspetti e
due volti:
quello d’animale
velenoso, che con il suo
morso, provoca la
morte, e
quello salutare,
raffigurato in bronzo
elevato, che mantiene
in vita
coloro che lo
“guardavano”.
Giovanni, nel Vangelo di
oggi, però, non dice di
“guardare”
l’Innalzato (come per il
serpente di bronzo), ma
di “credere” nel
Figlio dell’uomo, Cristo
che “umiliò se stesso
facendosi obbediente
fino alla morte e alla
morte di croce” e
in Lui per avere la vita
eterna! Per questo Dio
lo esaltò e gli donò il
nome”, ogni ginocchio si
pieghi davanti a Lui e
ogni lingua lo proclami
“Cristo Signore”. Paolo
indica alla Comunità
cristiana la stessa via
dell’abbassamento, per
essere con Cristo,
anch’essa “innalzata”.
L’innalzamento, però, ci
dice Gesù, può avvenire
solo attraverso la Sua
Croce! Questo Modello
da seguire, imitare
e al quale conformarsi,
l’Apostolo lo propone ai
cristiani di tutti i
tempi e, in particolare,
ai “dirigenti”
della Chiesa, chiamati a
partecipare alla “sovranità”
di Cristo, vera
sovranità liberatrice e
redentrice, attraverso
la grandezza dell’umiltà
e del servizio fino al
dono di Sé sulla Croce
che segna il
passaggio
glorioso dall’umiliazione
all’esaltazione,
dalla morte
alla vita, dall’abbassamento
e svuotamento alla
glorificazione.
Con la Croce
e attraverso Essa, la
nostra storia, ora,
trabocca di vita, è
abitata dall’amore, la
terra ospita e deve
decidersi ad accogliere
e collaborare affinché
il Disegno salvifico di
Dio si compia per mezzo
del Figlio crocifisso,
abbassato, svuotato,
morto ed innalzato,
risorto e glorificato.
La Croce non va vissuta
dai credenti come un
grande dramma sacro: le
stesse rappresentazioni
della morte del Signore,
suscitano sol
o
sentimenti da
spettatori, mentre noi
dobbiamo essere
protagonisti, perché
innestati attraverso
il Battesimo, nel
Mistero Pasquale della
Morte e Risurrezione.
La via della Croce
non è un optional
per i credenti, è una
necessità teologica
(cfr Gv 3,14), rientra
nel mistero del piano
salvifico di Dio
dall’abbassamento
(kénosi)
all’innalzamento, dalla
morte in Croce alla
Gloria della vita
eterna. La Croce non
ammette spettatori, di
gente che sta a
‘guardare’ come va a
finire la vicenda, ma
esige ‘cirenei’ pronti e
liberi che si caricano
la Croce sulle spalle,
rinunciano a se stessi e
seguono Gesù e con Lui
salgono sulla Croce e
con Lui intraprendono la
“via” della
morte–per–la–vita!
La Croce è l’unica
via, meglio,
l’unica “scala”
verso il ‘cielo’, verso
la glorificazione e la
vita eterna: ma,
bisogna portarla e
salirla! Non basta
piantare croci
ovunque, ostentarla
spudoratamente, magari
in oro finissimo, nelle
vistose scollature, non
basta nemmeno “guardare”
la Croce e commuoversi,
bisogna crederla
e abbracciarla
ogni giorno. È
necessario comprendere
la Croce, crederla e
piantarla,
stabilmente, al centro
della nostra vita,
abbracciarla ogni
giorno, con un amore
sempre più grande, con
amore oblativo
perché è l’unica nostra
speranza e l’unica
salvezza nostra. La
Croce, che per noi
Cristiani significa
rinuncia di sé stesso,
dono di sé,
offrire e spendere
la propria vita fino
a donarla nella
morte, è muta, ma
palese
contestazione del mondo,
tutto apparenza, tutto
egoismo e tutto
edonismo. La verità
dell’amore crocifisso fa
sempre male, giudica
sempre!“
Noi ti adoriamo, o
Cristo, e ti
benediciamo,
perché con la tua croce
hai redento il mondo”
(Canto al Vangelo).
Ultimo aggiornamento: 06/09/2025 - 09:19
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