Santa Messa 50o Anniversario Sacerdozio Don Vincenzo Carnevale, Paola 1 Agosto 2020
25a Domenica Ordinaria, 21 Settembre 2025
Non potete servire Dio e la ricchezza
La
Parola di Gesù,
oggi, vuole direttamente
provocare una nostra
presa di posizione
urgente, netta e
irreversibile, in
rapporto al Regno di
Dio. Richiede al vero
discepolo del Regno di
escogitare e mettere
insieme e in atto, tutte
le proprie energie e
strategie possibili per
distaccarsi da ogni “ricchezza
disonesta” e
scegliere ed accogliere
il Regno (“la vera
Ricchezza”), da Lui
inaugurato, e ad Esso
aderirvi con tutta
l’anima, la mente e il
cuore. Con la Parabola
dell’amministratore
disonesto e del suo
iniquo agire, Gesù,
vuole provocarci ad
imparare, anche dai
malvagi, non la loro
cattiveria e la loro
ingiustizia, ma la loro
perspicacia, abilità e
rapidità, la loro
ingegnosità e
"scaltrezza”, nel
ricercare e trovare le
soluzioni giuste e tanta
volontà, ferma e rapida,
nel porle in atto, prima
che l’irrimediabile
possa accadere. La
richiesta di Gesù a
tutti noi, “Fatevi
degli amici con la
ricchezza disonesta”
deve liberare il campo
da ogni ipocrita
perplessità. Gesù,
infatti, non fa nessuna
apologia di reato, ma
parte da un caso
concreto, molto simile a
tanti di oggi, per dare
insegnamenti “ai
figli della luce”,
Suoi discepoli pigri,
apatici, freddi,
inattivi e negligenti
nel servizio del Regno,
mentre “i figli di
questo mondo”
perseguono, con
scaltrezza e abilità, i
beni della terra su cui
poggiano e assicurano il
loro futuro, anche se
vacuo e disonesto.
Anche il forte richiamo
conclusivo di Gesù è
rivolto a tutti e
ciascuno di Noi: “Nessuno
può servire due
padroni…Non potete
servire Dio e la
ricchezza”.
Decidersi subito per il
Regno, perché il cuore è
indivisibile! Perciò, o
Dio o ricchezza (mammona,
in aramaico e in
ebraico, mamòn),
perché nessuno può avere
ed amare due assoluti,
in contemporanea, nella
propria vita! Inoltre,
non sono in discussione
i beni ( la ricchezza)
che Dio ci dona per
condividerli e porli
a servizio di
tutti, ma il loro uso
contrario a questa
duplice divina
destinazione e la
degradante dipendenza e
schiavitù che esercitano
sull’uomo, fino a
piegarlo e ad indurlo
all’idolatria vera e
propria: mammona gli
ruba tutto il suo cuore,
tutte le sue forze,
tutta la sua anima e
tutta la sua mente,
donati e destinati
all’unico suo Signore,
Dio onnipotente! A
mammona crede, di
mammona solo si fida,
per mammona solo vive!
Povero uomo ridotto
così! Ecco, perché
l’uomo ricco, che ha
venduto il suo cuore a
mammona, viene spogliato
da ogni dignità,
libertà, capacità di
fare il bene, di
condividere e di servire
l’unico vero Dio!
Mammona prende nel suo
cuore deviato e
devastato, il posto di
Dio! Ma, il nostro
cuore è stato fatto
per un solo amore, un
solo Signore, per un
solo fine: quello di “non
avere altro dio di
fronte a me” (primo
Comandamento). Mammona,
nel nostro tempo, “diviene”,
sempre più, la
priorità assoluta,
Dio, invece, un optional
occasionale, per quando
si trova il tempo,
quando se ne ha voglia,
quando se ne ha bisogno!
Ma, mammona, il falso
dio, conduce alla rovina
eterna (Col 3,5) e
obbliga, anche in terra,
ad un’esistenza senza
senso, libertà, amore,
felicità, e condanna ad
una vita perduta, perché
vissuta da schiavo.
O Dio o mammona!
Bisogna decidersi con
urgenza e la scelta non
è più rimandabile. Non
si può tenere il
piede in due scarpe
e, addirittura,
in tante scarpe! Come,
non si possono servire
insieme, due padroni
e come due amori
insieme non possono
esserci ed
attualizzarsi, come il
Bene e male insieme,
non possono convivere.
Infine, bisogna
precisare che il
problema non sono le
ricchezze, che ci sono
state consegnate per un
fine preciso: per essere
destinate a tutti
equamente, per il giusto
sostentamento di
ciascuno, per la
condivisione fraterna e
il bene comune! Il
problema grave siamo noi
che le abbiamo fatte
diventare “il fine”
della nostra vita,
causando tante
ingiustizie e malvagità,
tante divisioni e
conflitti, tante povertà
e miserie! Il vero
problema da risolvere,
dunque, è quello della
priorità e distinzione
fra mezzo e fine: mai un
mezzo deve essere posto
a fine, come m
ai
il fine dovrà diventare
mezzo!
La cupidigia
S. Paolo la definisce "la
radice di tutti i mali”
(1Tm 6,10). Essa produce
solo vittime tra
i poveri, toglie loro
dignità e
rispetto; l’economia
materiale, posta come
valore primario, in
nome del profitto,
mercifica le
persone, calpesta
e distrugge il
povero: con questo
severo giudizio il
profeta del Signore fa
appello urgente alla
conversione (prima
Lettura). Infatti, “Dio,
nostro salvatore vuole
che tutti gli uomini
siano salvati e giungano
alla conoscenza della
verità”, mediante “l’uomo
Cristo Gesù, che ha dato
se stesso in riscatto
per tutti” (seconda
Lettura).
Ultimo aggiornamento: 20/09/2025 - 09:09
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