Santa Messa 50o Anniversario Sacerdozio Don Vincenzo Carnevale, Paola 1 Agosto 2020
26a Domenica Ordinaria, 28 Settembre 2025
Nella Vita, Tu hai ricevuto I tuoi beni, e lazzaro i suoi mali, ma ora lui è consolato, Tu invece sei in mezzo ai tormenti
Dio soccorre il povero e
rende giustizia agli
oppressi
Gesù continua
ad insegnarci come usare
i beni che il Creatore
ha destinato a tutte le
Sue creature nella
prospettiva del Suo
Regno e verità della Sua
Parola di vita e di
salvezza. Non è
difficile comprendere
gli insegnamenti di
questa Parabola, né deve
sorprenderci gli opposti
destini eterni toccati
ai due protagonisti! Non
ci aveva avvertiti Gesù,
Parola di verità e di
vita, che
difficilmente un ricco
passa la porta
stretta (la famosa
cruna) del Regno?
(Mt 19,2330) Non ci
aveva avvertito di stare
attenti al demone
del denaro che ci rende
schiavi qui in
terra e può dannarci per
l’eternità? Non ci ha
detto la Parola in tanti
modi e a più riprese che
il denaro, le ricchezze,
i beni vanno distribuiti
equamente, vanno
condivisi nella
fraternità e nella
giustizia e che vanno
impiegati per il bene di
tutti e in modo
particolare per i
poveri, il vero nostro
tesoro in cielo
La
ricchezza iniqua,
gaudente ed
edonista, rende
stolti, ottusi,
accecati, sordi al
grido del povero
affamato, piagato,
denudato e giacente
stabilmente alla
porta del suo cuore,
occupato, indurito
e, perciò, incapace
di cogliere i segni
e gli inviti
di conversione che
gli vengono offerti
dalla Parola viva
che annuncia questo
escatologico
capovolgimento di
situazione che la
Risurrezione
realizza nel Regno
della vita eterna.
Il comportamento
dell’epulone (ricco)
gaudente, assordato
e accecato dal
proprio io, dal
lusso incontrollato
e piaceri sregolati,
a tal punto da non
sapere scorgere
all’uscio del suo
palazzo, quel
miserabile suo
fratello, pieno di
piaghe, leccate dai
cani randagi e
considerati
“impuri”! Per questa
sua mortale
indifferenza, che è
mancanza di amore, e
a causa di una vita
gaudente e dissoluta
in terra,
l’epulone sprofonda
per sempre, negli
inferi di fuoco
e tormenti eterni.
L’abisso
in cielo l’ha
scavato sulla terra
quel ricco gaudente
ed assorbito dai
piaceri, con il
gravissimo peccato
della sua disumana e
dannosa
indifferenza
verso quel povero
piagato e affamato,
che giace, da tempo,
alla sua porta!
Il
grave peccato di
omissione
Luca
descrive la vita
sprecata e
dissoluta di
quel ricco vuoto
nei suoi vestiti
raffinati e gaudente
e lascivo nei suoi
lauti banchetti,
perché vuole
richiamare la
nostra attenzione
soprattutto su colui
che, affamato,
povero, piagato e
giacente alla sua
porta, tendeva le
mani per gli avanzi
che cadevano dalla
sua tavola
sovrabbondante: “ma
nessuno gliene dava”!
Quanto o cosa gli
costava aiutarlo?
Bastava aprire
la porta, tendergli
la mano, rialzarlo,
farlo entrare,
lavarlo, medicare le
sue ferite e
rifocillarlo! Ma non
l’ha fatto! Ha
omesso di
soccorrerlo, di
aiutarlo, di amarlo!
Il suo è un
peccato di omissione,
uno di quelli che,
oggi, noi non
consideriamo più
peccato! Non ha
visto, non ha
voluto vedere,
non se ne è voluto
accorgere, non ha
fatto nulla per lui!
Ma, non accorgersi
dell’affamato, non
donare al povero,
non fasciare le
piaghe, non aprire
la porta, la casa,
la tavola al
mendicante affamato,
insulta e
offende l’amore
e ci pone fuori
l’amore! Chi non
ama, infatti, è già
“negli inferi”,
anche qui in terra,
mentre, chi ama, è
già “portato in
paradiso".
Le
ricchezze e il lusso,
i piaceri e i
godimenti egoistici,
indurendo il proprio
cuore, rendono
ciechi, sordi,
indifferenti alle
necessità elementari
dei poveri, aprono
davanti a noi un
abisso
incolmabile. Notiamo
bene che non si
tratta di mera
legge del
contrappasso e
vaga
soddisfazione
per una “giustizia
finalmente fatta”!
Non dimentichiamo
che Gesù sta
parlando “ai
farisei che erano
attaccati al denaro”
e lo deridevano e
“si beffavano di
lui” (Lc 16,14), e
che erano legati
solo all’osservanza
esteriore della
Legge, che
avevano indurito
il cuore fino
a concedersi la
possibilità di “ripudiare
moglie” a
piacimento, di farsi
una giustizia su
misura, di onorare
Dio a modo loro!
L’epulone “sta
negli inferi”,
perciò, non
perché è ricco,
ma, perché non ha
saputo vivere la
vita come
dono per gli altri,
non volendo
accorgersi e
soccorrere il povero
piagato e affamato
che era accorso alla
sua porta! La
ricchezza non è
peccato, è
peccato gravissimo
il non condividerla
con il povero e
piagato, suo
fratello,
lasciandolo morire
nella sua miseria e
abbandono! Come
il povero non è
“consolato”
(beato)
perché è stato uno
sfortunato in
que
sta vita, ma
perché ha
affidato a Dio
le sue sorti e di
Lui si è fidato,
è stato sempre
sicuro che lo
avrebbe soccorso e
perché ha creduto
alla Sua Parola e da
Questa si è lasciato
guidare e salvare!
Gesù,
infine, non condanna
tanto la
ricchezza e i beni,
ma, ci mette
direttamente in
guardia dai pericoli
e ci fa vedere a
quale squallore
interiore può
portarci l’assolutizzazione
della ricchezza:
all’“orgia dei
dissoluti”
gaudenti che
giorno
e notte, senza
accorgersi della
ormai prossima “rovina
di Giuseppe”.
Infatti, la loro “orgia
dissoluta” li
porrà “in testa” al
piccolo resto dei
deportati e esiliati
in Babilonia (prima
Lettura). Paolo.
nella seconda
Lettura,
“ordina” a Timoteo,
“uomo di Dio” ad “evitare
queste cose“,
riferendosi
direttamente a
quanto detto prima,
riferendosi allo
“smodato
desiderio di
arricchire”,
alle “bramosie
insensate e dannose”,
alla “avidità di
denaro, radice di
tutti i mali”,
tutti vizi che hanno
fatto “deviare
molte persone dalla
fede”..
Ultimo aggiornamento:
27/09/2025 -
20:44
Indirizzo email
posta@vivodiparoladidio.it