Santa Messa 50o Anniversario Sacerdozio Don Vincenzo Carnevale, Paola 1 Agosto 2020
28a Domenica Ordinaria, 12 Ottobre 2025
Alzati e và; la tua fede ti ha salvato
Gesù,
il divin Samaritano,
ricco di compassione (Lc
10,20), che si lascia
contagiare della nostra
lebbra per guarirci con
le Sue piaghe (Is 53,5),
risponde al grido di
fede che esce dalla
carne ferita dei dieci
lebbrosi, che gridano,
con fiducia, “aiuto” e
invocano “pietà”, li
soccorre, li guarisce
con un semplice sguardo
di amore: il grido
giunge al Suo cuore,
che, mosso da tenera
compassione, che fa
rivolgere il suo sguardo
su di loro e la loro
penosa situazione, muove
la Sua volontà pietosa a
risanarli, a guarirli e
a salvarli!
Tutti e dieci
vengono “purificati”
mentre eseguivano il
comando di Gesù di
presentarsi ai sacerdoti
per la certificazione di
avvenuta guarigione ed
essere, di nuovo,
inseriti nella vita
sociale e religiosa, ma
uno solo, “vedendosi
guarito, tornò indietro
lodando Dio” e,
nell’atto di prostrarsi
ai piedi di Gesù per
ringraziarlo, manifesta
e testimonia la sua fede
nel Messia, per la
quale, si lascia da Lui
anche, “salvare”.
Infatti, l’ultima
esortazione/comando
“alzati e và, la tua
fede ti ha salvato!”,
ci rivela che non basta
riconoscere Gesù come
potente guaritore,
ma è necessario
accoglierlo come
Salvatore e creare
un rapporto personale
con Chi ti ha guarito
e a Lui dare
testimonianza con la
propria vita nuova
perché ‘guarita’
e salvata!
La malattia – la vita ci
insegna - può essere
uno dei più grandi
ostacoli o può diventare
una delle più grandi vie
alla fede. Nell’incontro
con Gesù, questi
ammalati di lebbra
gridano a Lui di poter
sperimentare quanto la
fede d’Israele aveva
sempre loro insegnato:
Dio salva!
Tutti sono stati
“guariti”,
liberati dalla malattia,
ma non tutti, anzi, uno
solo, si è lasciato
anche “salvare”, per la
sua fede in Dio e la
fiducia in Gesù, che ha
riconosciuto Messia.
Impariamo la salutare
lezione di quel
samaritano pagano,
l’unico a tornare a
rendere grazie, mentre
quei pii giudei,
anch’essi guariti, non
si sono degnati di un
grazie!Il vero credente
è colui che ha
sperimentato l’amore, la
misericordia, la bontà
di Dio e che diviene
testimone, narratore e
annunciatore del dono
ricevuto. Credere
significa, allora,
proclamare con la
voce, testimoniare
con la vita che
siamo stati salvati.
La fede, come la
salvezza,
è dono gratuito e non
conquista umana: se
l’accogli e la vivi
diventa il tuo
baluardo, la tua
via, la tua
grazia, la tua
salvezza! La salvezza,
come la fede e come
tutti i doni, Dio li
offre a tutti, ma, non
tutti li accolgono! Uno
solo, infatti, proprio
uno straniero pagano
peccatore, riconosce di
essere stato
“purificato” e guarito e
torna a ringraziare: è
il solo capace di
riconoscere il suo
Salvatore, come, solo
Naaman, esprime la sua
gratitudine nella bella
professione di fede “non
c’è Dio su tutta la
terra se non in Israele”.
Naaman, il Siro, e lo
straniero, il
samaritano, non solo
sono guariti dalla
lebbra, ma, si lasciano
anche salvare per la
fede in chi li ha
purificati e sanati!
Tutti e due stranieri e
pagani, hanno entrambi
obbedito: il primo
è sceso per ben sette
volte nel Giordano e,
una volta liberato dal
suo male (prima fisico
e, poi, spirituale,)
torna a glorificare e
ringraziare Dio,
attraverso il dono che
offre al Suo profeta.
Il secondo torna
indietro per ringraziare
e adorare Gesù e lodare
e glorificare Dio, per
averlo mandato, quale
Suo Messia a risanare e
salvare. Il cuore
riconoscente ha portato
il samaritano “ai piedi”
di Gesù! I cuori
induriti
dall’ingratitudine e
dalla mancanza di fede,
ha portato via, lontano
da Gesù, tutti quegli
altri nove che, ancora,
continuano ad andare per
la loro strada, seppure
siano stati tutti
guariti e liberati dalla
lebbra! Dunque, anche in
questo caso, la salvezza
è frutto dell’ascolto
obbediente della Parola
che conduce alla fede
che salva! Uno solo
torna indietro mosso
dalla memoria viva di
quanto il Signore ha
fatto per lui! Gli altri
nove proseguono e
si perdono per la loro
strada!
Paolo,
nella seconda Lettura,
esprime la sua immensa
gratitudine e fede
incrollabile verso il
Signore attraverso la
sua risposta e adesione
alla fedeltà di Dio che
“non può rinnegare se
stesso”. Dio è
fedele all’uomo al di là
delle sue debolezze e
delle sue infedeltà: “se
noi siamo infedeli, Lui
rimane fedele” e
continua a farsi
prossimo di ogni
uomo, piagato nel
corpo e nello spirito
dal suo pec
cato,
aspettando, con divina
pazienza e fiducia
materna, che questi
riconosca i segni di
questo Suo infinito
amore che vuole
guarirlo, risanarlo e
salvarlo! Paolo è
vecchio, incatenato, in
carcere, dimenticato
anche dai suoi, porta
nel cuore la luce di
questa certezza! Egli è
sicuro che la Parola di
Dio non sarà incatenata,
né potrà essere
soffocata in una
prigione come la sua!
Egli se ne andrà,
ma Cristo resterà
misteriosamente
presente nella
Comunità con la Sua
presenza viva e
vivificante! Gesù
Cristo è il Salvatore, “Dio
che salva”, la
rivelazione vivente
dell’amore universale,
incondizionato e
infinito del Padre.
Nel Salmo
tutti siamo invitati a
lodare Dio e fare
memoria delle meraviglie
compiute perché vuole
fare conoscere ed
estendere la Sua
misericordia
(“giustizia”) e la Sua
salvezza a “tutti i
confini della terra”
perché Egli rimane
sempre fedele al Suo
amore e vuole offrire a
tutti i popoli della
terra la vittoria “del
suo braccio santo” e
l’alleanza offerta “alla
casa d’Israele”.
Ultimo aggiornamento: 11/10/2025 - 10:02
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